a cura di Francesco Di Mauro | 4,9 / 5,0 | Tempo di lettura approssimativo: 8 minuti
Syd Barrett: Il Genio Visionario dietro i Pink Floyd

Syd Barrett: Il Genio Visionario dietro i Pink Floyd  ·  Fonte: Shutterstock / Dezo Hoffman

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Auguriamo buon compleanno a Syd Barrett, la mente geniale dietro i leggendari Pink Floyd. Da Cambridge all’avanguardia della scena psichedelica degli anni ’60, immergiamoci nella vita affascinante e tribolata di questo visionario musicale.

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Esploreremo le sue radici, l’ascesa con i Pink Floyd, la sua carriera e l’impatto indelebile che ha lasciato nella storia della musica. Un ritratto avvincente di un talento unico e della sua incredibile eredità.

Biografia di Syd Barrett

Nel cuore della tranquilla Cambridge, nel Regno Unito, nasce il 6 gennaio 1946 Roger Keith Barrett, destinato a diventare il leggendario Syd Barrett, il genio visionario dietro i Pink Floyd. Figlio di Arthur Max Barrett, un medico anatomista appassionato di musica, e cresciuto in una famiglia di cinque figli, Syd si distinse fin da giovane per la sua passione per la scrittura e il disegno.

Tuttavia, la svolta nella vita di Syd avvenne a 14 anni, quando suo fratello maggiore Alan iniziò a suonare il sassofono, scatenando la sua passione per la musica. Acquistò il suo primo strumento, un ukulele, e intraprese il suo viaggio musicale. Dall’iniziale interesse per il banjo al passaggio alla chitarra folk, Syd si avvicinò sempre più al mondo della musica.

Pink Floyd - Roger Waters, Nick Mason, Syd Barrett e Rick Wright
Pink Floyd – Roger Waters, Nick Mason, Syd Barrett e Rick Wright · Fonte: Dezo Hoffman / Shutterstock

La nascita dei Pink Floyd

L’adolescenza di Syd fu segnata da cambiamenti repentini, sia nella sua vita personale che nella scena musicale di Cambridge. Gli anni sessanta portarono con sé l’esplosione delle skiffle bands e l’arrivo delle droghe, tra cui l’LSD dagli Stati Uniti. Nel 1961, la relazione con Libby Gausden, l’acquisto della sua prima chitarra elettrica e la tragica morte del padre Max cambiarono il corso della sua vita.

La sua casa divenne il punto d’incontro per la sua prima band, i Geoff Mott and the Mottoes, ma presto il destino lo portò a formare i Pink Floyd. Con Roger Waters, Bob Klose, Richard Wright e Nick Mason, la band cominciò a plasmare il proprio destino musicale. Syd, sempre più coinvolto nella scrittura e nella composizione, creò brani come Golden Hair e Effervescing Elephant.

L’origine del nome Pink Floyd rimane avvolta nel mistero, con Syd che sosteneva che gli fosse stato suggerito dagli alieni. La band iniziò a farsi strada nella scena musicale londinese, diventando una presenza fissa al Marquee Club e attirando l’attenzione di Peter Jenner e Andrew King, manager di etichette indipendenti.

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Il 1967 segnò il debutto discografico dei Pink Floyd con il singolo Arnold Layne, seguito da un periodo intenso di concerti e sperimentazioni musicali. La creatività di Syd raggiunse l’apice con canzoni come See Emily Play e l’album d’esordio The Piper at the Gates of Dawn.

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I primi problemi personali

Tuttavia, il successo portò con sé anche i primi segnali di problemi. La vita intensa, le richieste della casa discografica e l’uso frequente di droghe fecero sì che Syd iniziasse a mostrare segni di stanchezza. Le tensioni durante le sessioni di registrazione per il secondo album, guidate da Norman Smith, rivelarono un Syd sempre più distante e imprevedibile.

Il futuro di Syd Barrett e dei Pink Floyd era incerto. Mentre il pubblico ammirava la sua abilità di ipnotizzare la folla durante i concerti, la sua instabilità artistica e personale divenne evidente.

La discesa di Syd Barrett: Crollo Psicologico e Abbandono dei Pink Floyd

Il crollo psicologico di Syd Barrett segnò un periodo tumultuoso nella sua vita e nella storia dei Pink Floyd. I segnali di cambiamento furono rilevati da Boyd durante la promozione del primo LP. La personalità irregolare di Barrett si manifestò nelle esibizioni dal vivo, dove a volte si comportava in modo eccentrico, come sedersi vicino all’amplificatore durante le esibizioni e agitare il plettro su una nota. La sua presenza scenica divenne sempre più inaffidabile, e i concerti dei Pink Floyd iniziarono a soffrirne.

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L’apice della sua instabilità si raggiunse quando, durante una sessione per il secondo singolo, Barrett propose una canzone chiamata Have You Got It, Yet? che si rivelò essere una sfida impossibile per gli altri membri del gruppo, portando a tensioni e frustrazioni. La band cercò soluzioni creative, come l’introduzione di David Gilmour come chitarrista di supporto per Barrett. Tuttavia, le sue condizioni peggiorarono durante il tour negli Stati Uniti, portando a situazioni imbarazzanti e comportamenti sempre più strani.

Il punto critico arrivò quando, durante un concerto nei Paesi Bassi, Barrett non suonò affatto e si limitò a toccare le corde della chitarra con le dita. A questo punto, la decisione di separarsi da Syd divenne inevitabile per garantire la sopravvivenza della band. Barrett fu gradualmente allontanato, e David Gilmour fu ufficialmente introdotto nei Pink Floyd a gennaio del 1968. L’abbandono di Syd Barrett dalla band fu ufficializzato il 6 aprile 1968.

Carriera Solista e The Madcap Laughs

Dopo l’uscita dai Pink Floyd, Syd Barrett intraprese una carriera solista. Il risultato fu The Madcap Laughs, caratterizzato da sessioni caotiche e spesso difficili a causa del comportamento eccentrico di Barrett.

Le registrazioni coinvolsero anche altri musicisti, tra cui i Soft Machine, e furono condotte sotto l’etichetta Harvest, la nuova divisione alternativa della EMI. Nonostante le difficoltà, l’album fu completato con l’aiuto di Roger Waters e David Gilmour, i quali furono chiamati per completare le registrazioni dopo tre settimane di sforzi da parte di Barrett.

La copertina dell’album rifletteva il suo stato mentale e il suo stile di vita eccentrico.

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Barrett e il Declino Personale

Syd Barrett continuò a lavorare alla sua musica, e nel 1970 registrò un secondo LP da solista, semplicemente intitolato Barrett. Il suo comportamento instabile e le dichiarazioni apparentemente prive di senso nelle interviste contribuirono a creare un’aura di mistero intorno a Barrett.

L’anno successivo, nel 1971, Barrett interruppe la sua attività musicale e rilasciò la sua ultima intervista a Mick Rock. La sua vita divenne sempre più riservata, e l’artista che aveva contribuito a definire il suono dei Pink Floyd si ritirò in una forma di reclusione.

Shine on You Crazy Diamond

Nel 1975, i Pink Floyd pubblicarono l’album Wish You Were Here, che si rivelò un’opera significativa con numerosi riferimenti a Syd Barrett. Durante la produzione di questo album, avvenne un episodio sorprendente il 5 giugno 1975 negli studi di Abbey Road. In quel momento, si presentò uno strano personaggio, obeso, completamente calvo, senza sopracciglia, impugnando una busta della spesa e vagando tra i presenti con aria distratta. David Gilmour riconobbe alla fine questa figura enigmatica come Syd Barrett, provocando lo stupore generale tra i presenti.

Durante la sessione di registrazione, i Pink Floyd, insieme a Barrett e ad altri collaboratori, ascoltarono Shine On You Crazy Diamond, la canzone che conteneva numerosi riferimenti a lui. Successivamente, andarono a pranzo, e al termine del pasto, senza dare alcun saluto, Syd Barrett scomparve, lasciando gli altri membri del gruppo in uno stato di incredulità e commozione. Nessuno degli altri Pink Floyd ebbe modo di rivedere Syd, ad eccezione di Roger Waters, che lo incrociò casualmente anni dopo a Londra.

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Il gear di Syd Barrett

Syd Barrett ha forgiato il suo distintivo suono psichedelico attraverso una serie di chitarre elettriche e acustiche uniche. Tra le sue icone spiccano la Danelectro 59 DC ma soprattutto la Fender Esquire del 1962, conosciuta come la “Mirror Disc Telecaster“. Acquistata da Barrett nel gennaio del 1965, questa chitarra presenta un eclettico rivestimento di specchi e un pickup sollevato che le conferisce un suono ricco e avvolgente.

Il Gear di Syd Barrett
Il Gear di Syd Barrett · Fonte: ilpo musto / Alamy Stock Photo

Tuttavia, la sua prima chitarra elettrica è stata con la Selmer Futurama III, acquistata nei primi anni ’60 per soli £25. Questo strumento è stato il trampolino di lancio della sua carriera musicale, precedendo la sua partecipazione alla band Geoff Mott and The Mottoes.

Dopo aver lasciato i Pink Floyd è stato visto utilizzare Fender Stratocaster e Telecaster Custom sia in studio che dal vivo.

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Tra le chitarre acustiche di Syd Barrett, spicca la Harmony Sovereign H1260 del 1963, utilizzata durante la sua permanenza nei Pink Floyd, insieme alla Levin LT-18 e una Yamaha dodici corde utilizzata negli anni successivi.

Per quanto riguarda gli amplificatori, Syd ha affidato il suo suono al Selmer Treble N Bass 50 amp e il Selmer Stereomaster amplificatori distintivi utilizzati principalmente con i Pink Floyd.

Syd era solito utilizzare anche alcuni effetti. Sicuramente bisogna menzionare il famosissimo Binson Echorec, delay a nastro che ha plasmato il suono di intere generazioni di chitarristi.
Barret amava sperimentare anche vari fuzz tra cui il Selmer Buzz Tone, il Roger Mayer “Wedge Shaped” Octavia ed il blasonato Tone Bender.

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Il patrimonio artistico che ci lascia Syd Barrett

La figura di Syd Barrett, con la sua genialità e la sua tragica caduta, ha lasciato un’impronta indelebile sulla storia della musica e, in particolare, sul percorso dei Pink Floyd. Il suo impatto non si è limitato solo alla sua fase iniziale con la band, ma ha continuato a permeare la loro evoluzione artistica anche dopo la sua fuoriuscita.

La malattia mentale di Barrett e il suo declino hanno profondamente influenzato il modo di comporre di Roger Waters, trasformando il tema della fragilità mentale in un elemento ricorrente nelle opere successive dei Pink Floyd. Altri artisti di spicco, da Paul McCartney a David Bowie, hanno apertamente riconosciuto l’influenza di Barrett sulla loro musica, conferendo a Syd uno status di icona e visionario della psichedelia.

Syd Barrett rimane un faro luminoso nel panorama musicale, un artista che ha toccato le vite di molti con la sua musica unica e il suo spirito indomabile. Buon compleanno, Syd. Il tuo contributo alla musica continua a risuonare nei nostri cuori. Grazie per averci regalato un universo di suoni da esplorare e amare.

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