Let It All Out: Suonare Come i Tears For Fears
I Tears For Fears sono una band responsabile della creazione di alcune delle canzoni più amate di tutti i tempi. Analizziamo il loro metodo e alcuni degli strumenti che hanno utilizzato per sviluppare il loro sound, per imparare a suonare come loro.
Roland Orzabal e Curt Smith incontrano Ian Stanley a Bath, nel Regno Unito, all’inizio degli anni Ottanta, quando questi offre al duo l’uso del suo studio per registrare delle demo.
Sulla base di queste demo, nel 1981 la band viene scritturata dalla Phonogram Records UK e ottiene un certo successo nelle classifiche internazionali con canzoni come Change e Pale Shelter, estratte dall’album di debutto The Hurting.
Il sound dei Tears For Fears
Da quel momento, i Tears For Fears ampliano la loro visione con un suono più sofisticato, lavorando ancora una volta con Chris Hughs come produttore, ma utilizzando anche l’ingegnere Dave Bascombe, appassionato di campionatori digitali.
La nuova energia nella musica fu immediatamente ben accolta in tutto il mondo, con 5 degli 8 brani di Songs From The Big Chair (1985) che divennero singoli di successo e che ancora oggi sono molto apprezzati.
Sequential Circuits Prophet T8
Sebbene sia stato leggermente oscurato dall’uscita dello Yamaha DX7, il Prophet T8 era ancora un’incredibile innovazione nel 1983. Questo era dotato di un sistema di tasti pesati Pratt-Read a 76 tasti, che, pur essendo di difficile gestione, consentiva una serie di funzioni aggiuntive.
Oltre alla velocity, il motore a 8 voci del T8 forniva aftertouch polifonico e poly mod, che lo distinguevano da molte altre tastiere analogiche di punta dell’epoca. Lo si può sentire negli accordi introduttivi di Everybody Wants To Rule The World.
Oggi è una fortuna trovare un T8 in vendita, ma la Sequential ne ha mantenuto in vita la maggior parte delle caratteristiche sotto forma del Prophet 10.
Fairlight CMI
Il Fairlight CMI è una workstation digitale introdotta per la prima volta alla fine degli anni ’70, che ha subito conquistato i musicisti grazie all’incredibile flessibilità creativa e al sequencer che poteva essere incorporato nei flussi di lavoro delle macchine a nastro analogiche.
Sebbene il prezzo di 30.000 sterline lo tenesse prevalentemente nelle mani dei grandi studi e delle major discografiche, il Fairlight ebbe un grande impatto sulla musica dell’epoca. I TFF lo usarono ampiamente in SFTBC, dove lo si può sentire nella caratteristica melodia del piano dalla prima strofa di Shout in poi.
Come alternativa moderna, Arturia ha ricreato il Fairlight sotto forma dello strumento software Fairlight V.
E-mu Drumulator
Il grintoso ritmo di batteria di Shout è stato creato con l’E-mu Drumulator. La prima versione era un ROMpler digitale molto ispirato al Linndrum, con polifonia a 8 voci e un motore di riproduzione di campioni digitali a 12 bit.
Il suono rock utilizzato dai Tears For Fears è stato creato utilizzando i campioni di batteria della famosa When The Levee Breaks dei Led Zeppelin, un suono di batteria ancora oggi ampiamente venerato nei circoli di ingegneria audio.
Se siete alla ricerca di suoni di batteria campionati Lo-Fi, il TAL-Drum vi offre un modo semplice ed economico per farlo, con una modellazione vintage e ottime funzioni di editing.
LinnDrum
Nessun disco classico degli anni ’80 sarebbe completo senza la LinnDrum. Questa drum machine digitale a 8-bit e 35 kHz offre 15 parti e 12 voci, ma gli aspetti principali sono il sequencer intuitivo e la particolare alterazione che si verifica quando si alza o si abbassa il tono dei suoni.
Ciascuna delle 15 parti aveva le proprie uscite individuali, il che aggiungeva un’ampia flessibilità; LinnDrum supportava inoltre la sincronizzazione esterna e disponeva di ingressi trigger per interfacciarsi con altri sequencer.
Esistono alcuni modi per ottenere il classico suono della LinnDrum, come il componente aggiuntivo Reel Machines per XLN Audio Addictive Drums; per ulteriori informazioni, consultate questo articolo.
Yamaha DX7
A partire dal 1983, la musica dell’era DX7 divenne sempre più percepibile. Sebbene la sua popolarità sia cresciuta grazie alle canzoni che presentavano il DX7 piuttosto che alle sue capacità di sintetizzazione, si trattava comunque di un’innovazione importante rispetto ai sintetizzatori polifonici dell’epoca.
Con il suo motore di sintetizzazione FM a 16 bit a 6 operatori, è possibile creare suoni polifonici unici, soprattutto se si aggiunge un controller esterno come il DT-7 di DTronics.
In alternativa, il KORG opsix offre capacità di sintetizzazione simili, con l’aggiunta di un sequencer e di un’ampia sezione effetti.
Quale dei vostri artisti preferiti vorreste vedere nella nostra serie di sound-alike? Fatecelo sapere nei commenti qui sotto!
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