a cura di Gianmarco Gargiulo | Tempo di lettura approssimativo: 21 minuti
Piacere… Saturnino Celani - Intervista

Piacere… Saturnino Celani - Intervista  ·  Fonte: Passione Strumenti

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Saturnino Celani, o semplicemente Saturnino, è una figura iconica nel panorama musicale italiano e internazionale. Bassista, compositore e produttore, è noto per la sua collaborazione con artisti del calibro di Jovanotti, ma anche per un percorso artistico che unisce tecnica impeccabile, creatività e una passione inesauribile per la musica. In questa esclusiva intervista, Passione Strumenti ha avuto l’onore di dialogare con Saturnino, che ci ha raccontato del suo amore per il basso, degli strumenti che lo accompagnano sul palco e in studio, e della sua visione unica sul ruolo del musicista.

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Preparati a scoprire i segreti dietro il suono che ha conquistato milioni di ascoltatori, e lasciati ispirare dalle parole di un artista che vive la musica come una missione. Che siate appassionati di strumenti o semplicemente curiosi di conoscere il percorso di una leggenda, questa intervista promette di essere un viaggio indimenticabile nel mondo di Saturnino.

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Gli Inizi Musicali di Saturnino Celani

Saturnino Celani, celebre bassista e compositore, racconta come la musica abbia fatto parte della sua vita fin dall’infanzia. Nato in una famiglia dove la passione per la musica era palpabile, Saturnino è cresciuto circondato da strumenti e storie legate alla tradizione musicale. Suo padre, violinista formatosi in collegio a Fermo, e un trisavolo liutaio hanno contribuito a creare un ambiente in cui la musica era una presenza naturale e costante.

Da piccolo, Saturnino frequento l’Istituto musicale Gaspare Spontini, dove iniziò a suonare il violino. Tra i suoi compagni di studi figurano talenti come Edoardo De Angelis e Giovanni Allevi, oggi nomi di spicco della scena musicale italiana. Tuttavia, a 14 anni, il giovane musicista scoprì il mondo delle rock band, che accese in lui una nuova scintilla.

Fu in quel momento che il basso elettrico entrò nella sua vita, quasi per caso. “Quando il bassista di un gruppo lasciò per il servizio militare, colsi l’occasione,” ricorda Saturnino. In una settimana, si dedicò con impegno allo studio dello strumento per poter partecipare a una performance. Quel primo approccio al basso non fu solo una sfida superata, ma l’inizio di un viaggio straordinario nel mondo della musica.

Da lì, Saturnino non si è mai più fermato, trasformando quella passione in una carriera che lo ha portato sui palchi di tutto il mondo, mantenendo sempre vivo il legame con le sue radici.

Il Momento della Consapevolezza

Ogni musicista ha un momento cruciale in cui capisce quale sarà il proprio strumento d’elezione. Per Saturnino Celani, questo momento è stato segnato da due episodi decisivi.

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Il primo è stato il semplice, ma potente, gesto di imbracciare un basso elettrico per la prima volta e ascoltarne il suono amplificato tramite un vecchio amplificatore Montarbo. Quella vibrazione profonda, capace di dare spessore e anima alla musica, gli ha fatto intuire che quello sarebbe stato il mezzo ideale per esprimersi.

Il secondo episodio è avvenuto durante un’esibizione ad Ascoli Piceno, in occasione di uno sciopero studentesco. Saturnino ricorda con un sorriso quel concerto non solo per l’energia che si sprigionò sul palco, ma anche per ciò che accadde subito dopo. “Alla fine del concerto, ho iniziato a parlare con un sacco di ragazze,” racconta. Non era solo il fascino del palco, ma un primo assaggio del potere comunicativo della musica e del basso come strumento di connessione e consapevolezza. Da lì “Il basso è stato lo strumento della presa di coscienza”.

Da quel momento, il basso è diventato più di un semplice strumento: è diventato un’ossessione, alimentata da una passione inesauribile e da una dedizione costante. Quell’episodio non solo ha cementato la scelta di Saturnino, ma ha anche gettato le basi per una carriera straordinaria, costruita con perseveranza e amore per la musica.

La Filosofia della Dedizione

Per Saturnino Celani, il segreto del successo musicale non risiede solo nel talento innato, ma nella perseveranza e nell’amore per il processo creativo. “La perseveranza batte il talento 10 a 0”, afferma con convinzione. Saturnino non ha mai cercato scorciatoie o risultati immediati, preferendo invece dedicarsi completamente al percorso di crescita artistica. Ogni ora trascorsa in studio, ogni ascolto attento di nuove tracce e ogni momento passato a esplorare le infinite possibilità sonore è, per lui, un tassello fondamentale del suo viaggio musicale.

La sua filosofia si fonda sull’idea che la dedizione costante sia il motore del miglioramento e della scoperta. Questo approccio non solo lo ha aiutato a perfezionare la sua tecnica, ma gli ha permesso di mantenere viva la curiosità e la passione, pilastri essenziali della sua carriera. Per Saturnino, il processo creativo è un’esperienza profondamente emotiva: è il piacere di scoprire emozioni nuove attraverso la musica e di condividerle con gli altri.

La dedizione, intesa non come sacrificio ma come scelta consapevole e gioiosa, diventa così il mezzo con cui Saturnino dà forma alla sua arte, dimostrando che il successo non è un punto di arrivo, ma un viaggio alimentato dalla passione quotidiana.

Esiste il concetto di artista emergente? 

Saturnino si sofferma su una riflessione profonda e articolata sul concetto di “artista emergente” e sull’idea stessa di successo nella musica. Per lui, il termine “emergente” è vuoto di significato e non ha mai rappresentato nulla di concreto, né prima dell’era delle piattaforme digitali, né oggi. Essere definiti “emergenti” implica un’etichetta generica che non descrive né l’identità artistica né il percorso di crescita necessario per affermarsi. È una nozione superficiale che non aiuta i musicisti a sviluppare la loro visione o a comprendere il valore del lavoro e della determinazione.

Un esempio calzante che Saturnino sottolinea riguarda le critiche comuni rivolte ai gruppi italiani che cantano in inglese. In molti casi, si tende a scoraggiare questa scelta, quasi come se fosse obbligatorio conformarsi alla lingua locale. Questo atteggiamento, secondo Saturnino, è limitante e tradisce una mancanza di apertura. Egli porta alla luce il successo di band e artisti non anglofoni che hanno conquistato il mondo, dai Daft Punk, due francesi che hanno ridefinito l’elettronica, agli ABBA, un gruppo svedese che ha dominato la scena pop globale. Questi artisti hanno sfidato le aspettative culturali e linguistiche, dimostrando che l’autenticità e la convinzione in un progetto artistico sono ciò che conta davvero.

Saturnino sottolinea, inoltre, che la musica è radicata nella cultura e nella storia dei popoli. Dalla danza italiana che ha trovato eco internazionale, alle influenze jazzistiche di Joe Zawinul, un austriaco che ha rivoluzionato il jazz elettrico negli Stati Uniti, ogni stile porta con sé un’attitudine unica. Saturnino insiste sull’importanza di comprendere queste radici culturali e ritmiche, come nel caso del funk, che non è solo una sequenza di note ma un’espressione fisica e sudata di energia collettiva. A tal proposito, cita Bootsy Collins, leggenda del funk, che spiega come il groove non sia solo una questione tecnica, ma una questione di attitudine, un qualcosa che si sente prima ancora di essere suonato.

Anche il rapporto tra pratica musicale e innovazione è cruciale nel discorso di Saturnino. Non basta esercitarsi: la tecnica deve essere animata da passione e visione. Questo principio trova esempi inarrivabili, come Stevie Wonder, che a soli 12 anni registrò un intero disco suonando ogni strumento e componendo ogni brano, dimostrando un talento innato che sfida ogni spiegazione razionale. Questo è il tipo di genialità che, secondo Saturnino, va oltre la pura pratica e tocca qualcosa di più profondo e misterioso.

Saturnino Live per Radio Italia
Saturnino Live per Radio Italia · Fonte: Saturnino

Un altro punto significativo della sua analisi è il confronto tra musica dal vivo e musica registrata. Saturnino riconosce il valore inestimabile di un disco ben prodotto, capace di regalare un’esperienza d’ascolto perfetta, ripetibile e senza imperfezioni. Egli riflette su come un impianto audio di alta qualità, un ambiente acusticamente ideale, o anche la semplice intimità dell’ascolto in casa, possano offrire un piacere unico e incomparabile rispetto a un’esibizione dal vivo. Per Saturnino, un disco rappresenta un’opera d’arte cristallizzata, in grado di evocare emozioni potenti e di essere apprezzata a livelli sempre nuovi ed è per questo che si è costantemente all’ascolto della stessa canzone/album… proprio per ritrovare quelle determinate emozioni associate.

Saturnino ci dice “La musica è la macchina del tempo più potente che conosciamo” La musica ha il potere straordinario di fungere da macchina del tempo emotiva. Un brano che hai ascoltato a dieci anni può riportarti, con incredibile nitidezza, a quel preciso momento della tua vita. Ascoltandolo di nuovo, ricordi esattamente dove eri, cosa stavi facendo e perfino le sensazioni che provavi allora. È una connessione profonda che va oltre la semplice memoria: è come se quelle note risvegliassero una parte di te, bloccata nel tempo, rendendo vivo il passato nel presente.

Questa capacità unica della musica di evocare emozioni e ricordi è qualcosa che poche altre forme d’arte possono eguagliare. Anche una fotografia può suscitare con questi poteri emozioni di questo genere, ma forse la musica lo fa con maggiore forza e un’intensità che toccano direttamente il cuore, creando un’esperienza emotiva potentissima e, spesso, commovente

Infine, Saturnino invita a superare l’ossessione per le etichette e per le convenzioni che spesso frenano la creatività e l’espressione autentica. Il messaggio che emerge è chiaro: la musica non è limitata da confini geografici o culturali, e il vero successo risiede nella capacità di rimanere fedeli alla propria visione, coltivando con determinazione la passione e l’amore per l’arte. Solo così è possibile creare qualcosa di unico, capace di risuonare nel cuore delle persone e lasciare un’impronta duratura.

L’incontro che ha cambiato tutto

Era il 1991, e Lorenzo Jovanotti stava lavorando al suo album “Una tribù che balla”. In quel periodo, il progetto di Lorenzo prevedeva la formazione di una nuova band per i tour, un gruppo che uscisse dai soliti schemi e non appartenesse al “giro” abituale dei musicisti italiani. Fu allora che il proprietario dello studio di registrazione, dove Saturnino aveva da poco inciso un brano per Gatto Panceri, fece il suo nome. “Ho conosciuto un ragazzo appena arrivato da Ascoli, ha registrato per noi e ha davvero qualcosa di speciale,” disse. Lorenzo, incuriosito, volle incontrarlo.

Saturnino si presentò con il suo basso a sei corde fretless, uno strumento non convenzionale per l’epoca e certamente fuori dagli schemi della musica italiana. Il loro primo incontro, racconta Saturnino, fu quasi un colloquio di lavoro: una lunga conversazione nella sala ricreativa dello studio, durante la quale Lorenzo si mostrò particolarmente interessato a conoscere i suoi gusti musicali, il suo percorso e la sua visione della musica.

Saturnino e Jovanotti
Saturnino e Jovanotti · Fonte: Saturnino

Alla fine di quella chiacchierata, arrivò la richiesta che cambiò tutto: “Registra un assolo su questo pezzo,” disse Lorenzo. Il brano era Libera l’anima, e Saturnino entrò in regia per suonare un assolo con un basso fretless. “Era tutto fuori dagli schemi,” ricorda, “un assolo di basso a sei corde, senza tasti, in un disco pop italiano” Una cosa che non si sentiva, se non nei dischi di gruppi fusion come gli Uzeb.

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Saturnino registrò il suo assolo in un unico take, lasciandosi trasportare dal brano, senza pianificare o pensare, ma affidandosi completamente alla sua sensibilità musicale. “Per me è stato come un esame di maturità,” spiega. “O è un sì, o un no. Non c’è il forse.”

Dalla regia, Lorenzo non perse tempo. Appena terminata l’esecuzione, gli chiese: “Sei libero per i prossimi sei mesi?” Quel momento segnò l’inizio di una collaborazione straordinaria. Da quell’assolo improvvisato, sono passati oltre trent’anni, e Saturnino è diventato il cuore pulsante delle creazioni musicali di Jovanotti, portando il suo stile unico e la sua passione in ogni progetto.

Saturnino: L’Anima del Produttore tra Guida, Visione e Creazione

Per Saturnino Celani, il ruolo del produttore musicale è molto più di un insieme di competenze tecniche o organizzative: è un’arte che richiede esperienza, intuito e la capacità di entrare in sintonia con l’artista. “Nella filosofia orientale, il sensei è colui che è passato prima di te dallo stesso sentiero,” racconta Saturnino. Allo stesso modo, il produttore è una figura che guida, aiutando l’artista a evitare errori procedurali e a valorizzare il proprio potenziale creativo. È colui che offre una prospettiva esterna ma empatica, in grado di trasformare idee in opere compiute.

Eppure, nel panorama musicale contemporaneo, questa figura sembra perdere parte del suo valore percepito. “Oggi tutti si sentono produttori. Basta avere una scheda audio, un computer e un microfono, ed ecco che ci si definisce tali, riflette Saturnino. Se da un lato la democratizzazione tecnologica ha reso la produzione musicale più accessibile, dall’altro ha generato una cultura in cui, troppo spesso, manca una comprensione profonda del linguaggio musicale. “C’è chi pensa che il diesis sia un hashtag,” scherza Saturnino, con un’ironia che nasconde una preoccupazione reale: la confusione tra strumenti accessibili e padronanza dell’arte musicale.

Ma il problema non è solo tecnico: riguarda anche la priorità data agli aspetti commerciali rispetto alla creazione artistica. Saturnino osserva come molti giovani artisti siano concentrati sul business, affidandosi a manager e strategie di marketing senza avere ancora costruito una solida base musicale. “Se non c’è il pezzo giusto, possiamo parlare per ore, ma il risultato non arriverà,” sottolinea. La qualità della musica, la “materia prima”, rimane il cuore di tutto.

Essere un produttore, secondo Saturnino, non significa solo conoscere gli strumenti o le tecniche, ma avere una visione più ampia e una comprensione profonda della musica. “È come nelle arti marziali,” spiega. “Non basta sapere una mossa e la contromossa, serve la padronanza di un’arte intera. Devi avere consapevolezza e controllo, non solo degli strumenti, ma dell’intero processo creativo.”

Questo ruolo complesso si manifesta nell’equilibrio tra guida e ascolto. Un buon produttore, per Saturnino, non è lì per imporre, ma per comprendere e valorizzare l’identità dell’artista. “Oggi i giovani artisti credono di poter essere completamente autonomi, ma la figura del produttore è fondamentale per offrire una prospettiva diversa, per fare da specchio e aiutare l’artista a superare i propri limiti.”

La sua visione del produttore è dunque quella di un mentore, capace di portare l’artista oltre ciò che immagina possibile. In un mondo dove la tecnologia sembra semplificare tutto, Saturnino ribadisce che la vera produzione musicale richiede profondità, dedizione e soprattutto cuore. Solo così si possono creare brani che non solo funzionano, ma lasciano un segno.

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Saturnino: L’Evoluzione del Musicista tra Generazioni e Frequenze

Il mondo dei musicisti è cambiato radicalmente nel tempo, e Saturnino riflette sulle differenze tra i giovani che oggi si approcciano a uno strumento con l’obiettivo di farne una professione e quelli delle generazioni precedenti. “Potremmo aprire forbici pazzesche su questo argomento,” esordisce, “ma alla fine tutto torna a una questione di equilibrio.”

Questo equilibrio, secondo Saturnino, viene spesso rappresentato da artisti come Ed Sheeran, Jacob Collier o Adele, figure che riescono a elevare il livello di conoscenza musicale e a riportare il focus sull’essenza della musica. “Quando ascolto una traccia di Jacob Collier, mi colpisce non solo la complessità tecnica ma anche l’intuizione musicale che c’è dietro. L’ho scoperto su Instagram, non perché avesse già vinto un Grammy, ma prima che diventasse famoso. Amo dire che ciò che piace a molti oggi, a me piaceva cinque anni fa,” racconta con un sorriso.

Questo approccio anticipatorio è un elemento distintivo della filosofia di Saturnino: scoprire e valorizzare il talento nella sua fase più pura, quando è ancora una “ghianda” e non una “quercia”. “A me piace conoscere le ghiande, il potenziale più puro. È lì che risiede la bellezza del percorso creativo,” spiega. Per lui, arrivare prima non è una questione di vanto, ma di intuizione: capire il momento giusto per riconoscere e apprezzare un talento in crescita.

Tuttavia, questa mentalità si scontra con alcune tendenze dell’era digitale, in cui spesso si dà più importanza all’apparenza che alla sostanza. Saturnino sorride quando nota come molti si vantino di collaborazioni minimali, magari limitate a un incontro casuale o a un caffè condiviso, trasformandole in elementi di biografia ufficiale. “Oggi c’è chi scrive di aver collaborato con il chitarrista di qualcuno, che magari era l’amico dell’amico, giusto per darsi credibilità. Questa cosa mi fa sorridere, ma fa parte del gioco.”

Nonostante ciò, Saturnino mantiene uno sguardo positivo sul panorama musicale moderno. Se da un lato la democratizzazione della musica e la cultura dei social hanno moltiplicato le opportunità, dall’altro crede fermamente che il vero valore emerga sempre. “Alla fine, torniamo lì: è tutta una questione di chi riesce a spingersi oltre, di chi eleva il livello, di chi ci porta su frequenze diverse.”

La sfida, per i giovani musicisti, non è solo quella di emergere in un panorama sempre più competitivo, ma di trovare e coltivare la propria autenticità. Ed è proprio questa autenticità che Saturnino cerca, sia come musicista sia come osservatore attento della scena musicale contemporanea.

Saturnino sulla Scelta e la Connessione nel Percorso Musicale

Saturnino racconta un episodio che esemplifica perfettamente la teoria dei sei gradi di separazione: un incontro casuale con Salvatore Accardo, uno dei violinisti più importanti al mondo, che lo ha portato a sentire per la prima volta una connessione diretta con una figura di altissimo calibro. “Eravamo entrati in contatto,” dice, riflettendo su quanto sia piccolo il mondo quando si creano queste sinergie impreviste.

Questo incontro, che ha visto Saturnino scoprire la consapevolezza di Accardo della sua esistenza, è un esempio tangibile di quanto le scelte e i contatti possano avere un impatto profondo. Il momento ha rappresentato una sorta di “chiusura del cerchio”, ma anche una riflessione sulla bellezza della possibilità di “accorciare i gradi di separazione”, un concetto che oggi è alla portata di tutti grazie alla connessione globale e ai social media.

Inoltre, Saturnino sottolinea quanto il mondo musicale di oggi permetta alle connessioni di essere più immediate, con esempi come il fatto che alcuni dei suoi eroi musicali, come Nile Rodgers, lo abbiano seguito su Instagram dopo un semplice like a un post. Questo tipo di interazione diretta e informale tra artisti di fama mondiale e giovani musicisti è una realtà che Saturnino apprezza molto e considera un’opportunità unica rispetto al passato. “Non tornerei indietro,” afferma, pensando al futuro che potrebbe riservare la tecnologia, come il momento in cui ha visto il razzo di SpaceX atterrare, evocando immagini di sogni e speranze tramandate da generazioni.

A proposito di saggezza e di come le scelte influenzano la vita, Saturnino racconta un insegnamento fondamentale che ha scoperto nel tempo: la vita non è fatta di opportunità, ma di scelte. Questo principio lo ha aiutato enormemente nel suo percorso, sia personale che musicale. “La scelta che fai in un determinato momento, anche se non puoi prevedere la sua importanza, è fondamentale. Tutte le scelte che fai, in realtà, hanno un valore.” Secondo lui, la chiave non è tanto cercare di fare la scelta giusta, ma imparare a scegliere. Ogni passo è una scelta che, anche se apparentemente piccola, può avere conseguenze significative nel futuro.

Saturnino racconta anche come alcuni dei suoi più grandi successi siano nati proprio da queste scelte, come quando Maurizio Solieri e Vasco Rossi si sono incontrati in treno e hanno scelto di collaborare senza necessariamente conoscersi da anni. La stessa cosa vale per tanti altri incontri musicali che hanno cambiato il corso delle carriere: spesso non è una questione di competizione o di familiarità, ma della scelta di mettersi insieme, di combinare talenti e di andare avanti in una direzione comune. “Non è che si è messo in competizione con lui, è stata una scelta,” dice, parlando dell’esperienza di Edge degli U2, che ha deciso di unirsi a Bono nonostante la sua chitarra fosse meno tecnica, ma decisamente più ispirata.

Per i giovani musicisti oggi, Saturnino consiglia di fare delle scelte consapevoli e di cogliere le opportunità quando si presentano, anche se non sono necessariamente quelle che sembrano le più ovvie. In un mondo come quello della musica, dove le strade sono infinite, l’importante è prendere la decisione giusta, perché ogni scelta apre a nuove possibilità. E per Saturnino, non c’è bisogno di “consigli non richiesti”, ma piuttosto di una continua ricerca della propria autenticità e di un impegno genuino.

Fonte: Saturnino

Saturnino riflette su una frase che lo ha colpito profondamente: “Non bisogna insegnare ai propri figli cosa pensare, ma come pensare”. Questo concetto riassume una delle sue convinzioni fondamentali: l’importanza di sviluppare una propria capacità di scelta, di pensiero e di approccio alle situazioni, piuttosto che imporre una visione preconfezionata.

Nel suo percorso, Saturnino non è mai stato forzato o obbligato a fare musica. Come tutti, ha esplorato diverse attività, passando da un anno di judo a uno di nuoto, ma è stato in un momento preciso che ha scelto la musica come sua strada. La scelta è ciò che ha fatto la differenza: un atto di consapevolezza che ha fatto emergere la sua passione e lo ha guidato verso una carriera che oggi definisce come “scelta”, più che come un destino imposto.

In questo contesto, Saturnino esprime un forte disappunto per l’uso del condizionale, un verbo che rappresenta le scelte rimandate e i rimpianti. “Il condizionale e il ‘se’ sono le due cose da scartare”, afferma, parlando di quelle persone che, nel corso degli anni, hanno detto “avrei potuto” o “potrei”. Queste frasi, secondo lui, sono una forma di autoinganno, perché rimandano una decisione che invece va presa e affrontata. “Se non decidi, ti rimarrà solo il rimpianto.”

Saturnino sottolinea che i rimpianti, quando arrivano, sono come l’estratto conto della banca: arrivano tutti insieme e sono devastanti. La chiave per evitare questo tipo di disillusione è la scelta consapevole e il coraggio di agire senza rimandare. “L’importante è scegliere sempre,” dice, invitando i giovani musicisti e chiunque stia cercando la propria strada a non farsi paralizzare dalle incertezze, ma a prendere decisioni anche quando non si ha la certezza assoluta del risultato.

Un felice aneddoto: un incontro che cambia la vita

Un aneddoto che Saturnino non dimenticherà mai riguarda un incontro che ha segnato profondamente la sua carriera, e lo racconta con grande rispetto e gratitudine per Patrick Zivas, una figura che ha avuto un impatto decisivo sulla sua crescita musicale.

Saturnino racconta di come l’incontro con Zivas gli abbia fatto capire la differenza tra suonare per passione e suonare con un’attitudine decisamente professionale e disciplinata. Era come entrare in un’altra dimensione musicale, in cui ogni nota, ogni movimento era fatto con una determinazione incredibile. “L’attitudine” diventa il concetto centrale: suonare non è solo per piacere, ma per dare tutto se stessi, con dedizione assoluta.

Un momento che Saturnino ricorda con vividezza è quello in cui, dopo aver finito una sessione di registrazione con Zivas, si è ritrovato con due vesciche enormi sulle dita, segno di quanto avesse messo impegno e fatica nel suo lavoro. È proprio questo tipo di impegno fisico e mentale che rappresenta la vera professionalità: non è solo questione di talento, ma di sacrificio e di costanza.

Questo aneddoto, legato alla figura di Zivas, è qualcosa che Saturnino continuerà a raccontare per molti anni, come il momento in cui ha davvero compreso cosa significa essere un musicista a un livello superiore, con l’attitudine giusta per affrontare le sfide della carriera.

È stato come incontrare il “sensei” di Karate Kid, qualcuno che ti insegna la differenza tra suonare per passione e suonare con la determinazione e la giusta attitudine. Mi ha fatto capire che, per arrivare a un certo livello, bisogna essere preparati e decidere con convinzione di seguire un percorso, senza alimentare l’ego ma con la consapevolezza di essere pronti a lavorare duramente. Quell’incontro mi ha dato la spinta che cercavo, facendomi sentire che avevo finalmente tutto ciò che mi serviva per continuare a crescere. È un momento che continuerò a raccontare anche fra diciott’anni, perché mi ha segnato in modo indelebile.

Conclusioni (per ora)

In questa intervista, Saturnino ci ha regalato una visione unica del suo percorso musicale, condividendo esperienze che vanno oltre il semplice suonare uno strumento. Con il suo spirito e la sua passione, ci ha mostrato quanto l’atteggiamento, la dedizione e la capacità di fare scelte decisive siano fondamentali nel mondo della musica.

I suoi racconti, dall’incontro con il leggendario Patrick Zivas all’episodio delle vesciche sulle dita, ci ricordano che la vera crescita avviene quando si incontrano le persone giuste, capaci di spingerci oltre i nostri limiti. Un’esperienza che, senza dubbio, lascia il segno e che continuerà a ispirare anche nelle prossime decadi. Non vediamo l’ora di ascoltare la seconda parte di questa intervista, che promette di riservarci ancora emozioni e insegnamenti straordinari.

Intanto noi di Passione Strumenti vi salutiamo, in attesa della seconda parte. Restate connessi per scoprire altri aneddoti e riflessioni interessanti! A presto e continuate a seguirci su tutti i nostri canali!

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