Giganti britannici: La storia della Novation – Picchi di sintesi
L’azienda inglese Novation brilla nel firmamento dei sintetizzatori da 30 anni. Dal Bass Station, al SuperNova, al Summit, ecco raccontata la storia stellare della Novation.
La storia della Novation
Quando si pensa ai sintetizzatori britannici, probabilmente vi verrà in mente più di un’azienda. Insieme alla EMS e la Modal (e forse anche la Cheetah, se ve la sentite), non potrete non includere la Novation. Nei suoi 30 anni di attività, l’azienda ha pubblicato un’incredibile quantità di strumenti eccellenti, che sono riusciti non solo a conquistare lo Zeitgeist, ma anche a superare la prova del tempo.
Oggi celebriamo i sintetizzatori Novation. Certo, l’azienda non è nota solo per i sintetizzatori, vantando una lunga serie di ottimi controller, ma devo pormi un limite di parole per raccontare questa storia. Come sempre, se ho dimenticato il vostro synth preferito, perdonatemi. Non uccidetemi nei commenti. Niente di personale.
La storia della Novation: da una Station all’altra
La nostra storia inizia in realtà in una piccola azienda gallese chiamata Cheetah Marketing. Oggi più conosciuta (o forse famigerata) come produttrice dell’MS800, il complicatissimo sintetizzatore amato da Aphex Twin, Cheetah rilasciò una serie di prodotti a prezzi accessibili negli anni Ottanta. Uno dei migliori era l’MS6, un synth analogico poly formato rack. Purtroppo sarebbe stato l’ultimo prodotto della Cheetah.
Fortunatamente, l’inventore dell’MS6, Ian Jannaway, si sarebbe presto unito a Mark Thompson per foindare la Novation Electronic Music Systems. Lanciata nel 1992, l’azienda – meglio conosciuta come Novation – muove i primi passi con l’MM10, un controller a supporto della workstation portatile Yamaha QY10. L’MM10 fu presto dimenticato, ma la successiva impresa della Novation non lo sarebbe stata.
Chiamato Bass Station, questo piccolo sintetizzatore analogico monofonico blu e nero avrebbe rivoluzionato il mondo del synth. Ok, forse stiamo esagerando, ma era a suo modo una rivelazione avere di nuovo un suono analogico e un controllo manuale dopo tanti anni di sintetizzatori digitali. Per fare le cose al meglio, Novation ha collaborato con il leggendario ingegnere britannico di sintetizzatori Chris Huggett, quello della EDP Wasp e della Oxford Synthesizer Company OSCar. Prendendo in prestito il filtro e il VCA del Wasp e combinandoli con due DCO, ottennero un sintetizzatore perfettamente in grado di catturare i cuori e i portafogli dei produttori di musica dance.
Novation, come seguito della Bass Station del 1994, uscì con la Bass Station Rack nel 1995. Ancora più popolare, questo modello si arricchisce di controlli aggiuntivi e di un convertitore MIDI/CV. Nel 1997 lo strumento viene aggiornato con la Super Bass Station, che aggiunge un arpeggiatore e alcuni nuovi parametri di sintesi.
La storia della Novation: arriva una SuperNova
Dopo aver collaborato alla progettazione di alcuni prodotti Novation (come la già citata Bass Station e la Drum Station, che utilizzava la modellazione analogica per ricreare i suoni della TR-808 e della TR-909), a metà degli anni Novanta Chris Huggett si unì a Novation a tempo pieno come direttore tecnico. Il suo primo prodotto fu SuperNova.
Rilasciato nel 1998, SuperNova fu un importante passo avanti per Novation. Alloggiato in un rack 3U (come era di moda all’epoca), questo polysynth a modellazione analogica era dotato di tre oscillatori virtuali, oltre 16 note di polifonia, multitimbro e una sezione effetti digitale davvero completa di tutto. Era anche possibile aggiornarlo e renderlo a 44 voci con delle voice card aggiuntive. La Novation lo ha poi trasformato in uno strumento a tastiera, declassando il nome in Nova e riducendo la polifonia a 12 voci.
Se prima il mondo non se ne era accorto, con il SuperNova tutti gli occhi (e le orecchie!) erano puntati su Novation. Con il SuperNova II nel 2000, non rimase più alcun dubbio. Era ormai un’azienda di livello mondiale. Il SuperNova II ha preso tutto ciò che c’era di buono nel primo modello e lo ha letteralmente ampliato. Disponibile sia in versione rack che con tastiera, era disponibile nei modelli Standard a 24 voci, Pro a 36 voci e Pro X a 48 voci, con schede add-on per le 12 o le 24, voci in caso di necessità. L’aggiunta della FM e di un vocoder (preso in prestito dal Nova) fu benaccetta, così come lo fu il prezzo accessibile.
La storia della Novation: una forza irresistibile
Con Chris Huggett fortemente coinvolto, Novation continuò a rilasciare sintetizzatori interessanti nei primi anni 2000. Nel 2001 esce l’A-Station, un modello a rack 1U che combina la sintesi analogica modulare della linea Supernova con un design simil-Bass Station, ma con una polifonia a otto voci. L’anno successivo è stata la volta della K-Station, che ha unito un sintetizzatore VA a tre oscillatori con una tastiera a due ottave. Nel 2004 Novation presentò la X-Station, che combinava la linea di sintetizzatori dell’azienda con quella di controller.
La storia della Novation: nuovi picchi
Se vi sembra che questo sia un buon momento per concludere il nostro racconto, vi sbagliate di grosso. la Novation ha continuato a sfornare regolarmente nuovi prodotti. C’è stato l’UltraNova (2010) e il MiniNova (2012), quest’ultimo uno dei sintetizzatori più venduti di tutti i tempi. C’è stata anche la linea Circuit, iniziata nel 2015 con l’omonimo Circuit e successivamente ampliata con il Circuit MonoSynth (2017), il Circuit Tracks e il Circuit Rhythm (entrambi del 2021).
L’attuale punta di diamante della Novation è il Summit. Un vero e proprio mostro ibrido digitale/analogico, dotato di polifonia a 16 voci e tre oscillatori New Oxford per voce. Se questo nome vi suona familiare, è giusto che lo faccia. Rappresenta il culmine del lavoro di Chris Huggett sugli oscillatori digitali e utilizza la tecnologia FPGA (Field-Programmable Gate Array) per la sintesi wavetable, VA e FM.
Infine, per chiudere il cerchio, c’è la Bass Station 2. Sebbene sia stato rilasciato nel 2013, questo sequel del sintetizzatore del 1993 è un monosynth analogico a tre oscillatori con due filtri e vari effetti analogici. È incredibilmente versatile e, grazie agli aggiornamenti apparentemente infiniti del firmware, è un synth pressoché immortale. Dire che è un classico moderno sarebbe un eufemismo. Ha persino un modello signature Aphex Twin, l’AFX Station.
Non vedo l’ora di vedere le prossime novità targate Novation. Purtroppo Chris Huggett è scomparso nel 2020, ma la sua influenza continuerà a vivere nella prossima generazione dei prodotti Novation, qualunque essi siano. Personalmente, spero in una Drum Station 2.
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