Imparare a Suonare il Basso: metodo di studio by Luca Angelici BassYourLife
Alcune volte imparare a suonare uno strumento può sembrare un percorso arduo ed impegnativo e la cosa più difficile è capire da dove iniziare ma sopratutto come studiare. Proprio per questo motivo ci siamo rivolti ad uno dei punti di riferimento del web per quanto riguarda la didattica del basso: Luca Angelici di BassYourLife! In questo articolo, Luca, ci darà consigli fondamentali su come imparare a suonare il basso e sopratutto su come strutturare un metodo di studio efficace con cui potremo vedere dei risultati tangibili. Lasciamo a lui la parola!
Indice
- Preparazione allo Studio – Imparare a Suonare il Basso
- Impostazione del Metodo di Studio
- Quanto dura ogni Task? Quanto tempo dedico allo studio? – Imparare a Suonare il Basso
- Finalizzazione dello Studio – Imparare a Suonare il Basso
- Ma Quando Arrivano i Risultati?
Il Pensiero di Luca Angelici
Parlare del proprio metodo di studio significa di fatto “raccontarsi” ed illustrare le scelte compiute: scelte del tutto personali, che derivano dalle esperienze vissute e che non necessariamente possono essere applicate a tutti. Pertanto, prima di approcciarci a questo approfondimento, mi preme ricordare che ciò che leggerete non è una legge universale, ma è il mio punto di vista sullo sviluppo e l’organizzazione di un “Metodo di Studio”.
Chiariamo un aspetto fondamentale, il quale è proprio alla base di questo approfondimento: la parola “studio”, che deriva dal latino “studium” e che significa “aspirare a qualcosa, applicarsi attivamente” (Fonte Treccani). Il termine in sé ci fa già intuire che, per studiare, bisogna porsi degli obiettivi ed applicarsi, quindi “faticare” per raggiungerli.
Molte persone, dopo aver studiato un paio d’ore, mi riportano di essere “stanche morte”: poi però scopro che il loro concetto di “studio” corrisponde a cercare di suonare ad orecchio dei brani ascoltati su Youtube o Spotify, pensando di interpretarli a modo loro.
Mi duole informarvi che questo NON è studiare, ma una distrazione, un istante di relax, un passatempo e non un momento di studio, poiché manca il fattore fondamentale, ovvero: il porsi un obiettivo, seguito dall’impegno, spesso gravoso, necessario per raggiungerlo.
Se non state “faticando” e non vi state mettendo in discussione per imparare ciò che non vi riesce facile, allora semplicemente non state studiando.
Data questa premessa fondamentale, scendiamo nei dettagli del mio metodo di studio.
Innanzitutto, è necessario essere molto onesti con se stessi: a meno che non si inizi a studiare musica in tenera età, lo studio della Musica è talmente vasto e articolato da rendere quasi impossibile, da adulti, riuscire a studiare “tutto”. Solitamente l’approccio più funzionale è cominciare con lo studiare ed approfondire ciò che ci piace e successivamente allargare gli orizzonti.
Tradotto in termini pratici: se ci piacciono i Beatles, iniziamo pure a studiare la musica dei Beatles. Sarebbe controproducente impuntarci sugli Slayer o i Cannibal Corpse, perché molto lontani da ciò che ci piace ascoltare come indole o gusto personale; lo stesso vale se siamo orientati al Pop/Rock, non incaponiamoci a studiare John Coltrane. Potremo farlo successivamente, partendo dalle varie influenze che il Pop ha esercitato e continua ad esercitare nel Jazz.
Ogni genere possiede un linguaggio e delle peculiarità, perciò è importante capirne prima gli aspetti fondamentali, piuttosto che saltare da un argomento ad un altro, senza che siano chiarite almeno le basi e i tratti distintivi di ogni genere.
NON esiste un genere musicale più importante o più “figo” dell’altro: ogni universo musicale ha sue le sue eccellenze e relative difficoltà; chi suona Jazz non è più “cool” di chi suona Metal e viceversa. Contano solo la determinazione e la qualità di ciò che si fa, il resto sono solo etichette che con la musica hanno poco a che fare.
Preparazione allo Studio – Imparare a Suonare il Basso
Per quanto riguarda questo aspetto, devo ringraziare Lorenzo Poli: io utilizzo il suo stesso metodo/approccio, definito da lui “Metodo Russo”.
Per “Metodo Russo” Poli intende una cosa molto semplice. Nessuna distrazione: basso, amplificatore (o scheda audio), metronomo, parti (all’occorrenza) e basta.
Spegni il cellulare o disattiva tutte le notifiche Facebook, Youtube, Whatsapp. Devi far lavorare la testa, le orecchie e le mani. Basta. Non serve altro.
Impostazione del Metodo di Studio: Cosa Studiare
Io suddivido lo studio in “Aree Tematiche” e, ad ognuna di queste, assegno una Task. Esempio:
- Tecnica Mano Sx – 1 Task
- Tecnica Mano Dx – 1 Task
- Tecnica Slap/Tapping – 1 Task
- Tecnica del Plettro – 1 Task
- Lettura a prima vista – 1 Task
- Trascrizione/Ear Training – 1 Task
- Studio Improvvisazione Solistica – 1 Task
- Studio Creazione Estemporanea – 1 Task
- Esercizi al Piano/Tastiera – 1 Task
In totale sono 9 Task, che hanno funzionalità e scopi differenti.
Approfondiamone qualcuno in modo da capire meglio come organizzo lo studio.
Prendiamo ad esempio la “Tecnica della Mano Sx”. Ho sviluppato una serie di esercizi dedicati allo sviluppo e al potenziamento della mano sx, esercizi che comprendono scale, arpeggi o semplicemente movimenti di articolazione che ho evidenziato e scelto nel corso degli anni e che ho riscontrato essere molto efficaci per migliorare l’articolazione delle dita.
Possiamo prendere in analisi anche lo “Studio Creazione Estemporanea”, ossia la realizzazione/creazione di linee di basso o groove costruiti liberamente su una base molto semplice, che preveda pochi accordi e un ritmo di base di batteria. Lo scopo in quel caso è lo sviluppo creativo, quindi la capacità di produrre delle linee di basso, simulando di essere in uno studio di registrazione con il produttore che ci chiede di creare qualcosa di interessante improvvisando. In merito al Task della “Lettura a prima vista”, seguo delle direttive precise che vi riporto.
La prima lettura è “libera”, ovvero senza metronomo. Questo tipo di lettura mi serve per capire e analizzare il contesto generale della parte, ossia le alterazioni in chiave, le figure ritmiche ricorrenti, gli obbligati, eventuali ritenuti, ma soprattutto mi è utile per stabilire la diteggiatura da utilizzare e di conseguenza come intendo suonare quella linea.
La scelta della diteggiatura è fondamentale: la stessa nota ha un suono diverso in base al punto della tastiera in cui decido di suonarla, perciò, nel momento in cui analizzo questo aspetto, sto già optando per il tipo di suono.
Dopo la prima lettura, mi concentro sulla seconda, utilizzando il metronomo ma con un bpm più basso del previsto, in modo da avere il tempo di fissare i vari passaggi, soprattutto quelli più complessi.
Nella terza e ultima lettura provo la parte così come dovrebbe essere, con l’obiettivo di eseguirla sbagliando meno possibile. Non mi addentro nella lettura musicale perché merita un’attenzione particolare, non escludo di affrontarla in futuro in un altro articolo.
Quanto dura ogni Task? Quanto tempo dedico allo studio? – Imparare a Suonare il Basso
Questo è l’altro aspetto cruciale del mio metodo di studio e può variare in base ai miei impegni e alla situazione contingente. In ogni caso, utilizzo sempre la stessa tecnica, quella comunemente definita “Tecnica del Pomodoro” (Pomodoro Technique).
La tecnica del pomodoro è un metodo per la gestione del tempo nato alla fine degli anni ottanta. La tecnica utilizza un timer per suddividere il lavoro in intervalli, tradizionalmente lunghi 25 minuti, separati da brevi pause. Ogni intervallo è noto come “pomodoro”, riferendosi alla forma di alcuni timer da cucina a forma di pomodoro (Fonte Wikipedia).
In merito, ci sono diversi siti e app, anche gratuite. Ad esempio, io utilizzo un’app gratuita che si chiama “Focus Timer” e i miei Task sono esattamente da 25 minuti ognuno, più 5 minuti di recupero/pausa. Il tempo di studio non è tassativo, come non lo sono i Task. Possono variare in base alle esigenze personali di ognuno e in base agli obiettivi che ci si pone.
Finalizzazione dello Studio – Imparare a Suonare il Basso
In questo caso la parola d’ordine è Registrarsi!
L’unico metodo veramente valido per capire il proprio suono e i propri difetti, sia di timing che di balance o di sincro, è riascoltarsi e, per farlo, è necessario registrarsi.
Come accennavo in precedenza, l’utilizzo di una scheda audio, anche economica, ci consente di utilizzare le DAW: questo termine si riferisce ad una combinazione di software per la registrazione multitraccia e di hardware audio di alta qualità. Grazie ad essa, potremo capire come suoniamo, come stiamo a tempo, l’intelligibilità e la qualità delle note che scegliamo di suonare. Senza questo lavoro di registrazione e auto-analisi, non é possibile percepire i nostri difetti e di conseguenza i nostri progressi.
Dal mio punto di vista, questo è un passaggio obbligatorio e diventa il vero metro di giudizio del nostro lavoro.
Una nota tecnica sulla registrazione. Nel momento in cui mettiamo piede in questo mondo, necessariamente ci imbatteremo nelle schede audio e in un nuovo termine che si chiama “latenza”.
La latenza audio indica il tempo impiegato da un segnale per compiere il suo percorso da e verso un computer. Senza addentrarci troppo nello specifico: la latenza standard di registrazione è di 128ms; io studio a 64ms con l’obiettivo di arrivare a 32ms.
In queste condizioni, quando torno a registrare a 128ms, il tutto sembra molto più preciso e a fuoco.
Ma Quando Arrivano i Risultati? – Imparare a Suonare il Basso
L’aspetto più delicato e difficile da digerire dello studio è che i risultati NON si possono apprezzare a breve termine, ma spesso si impiega molto tempo per cominciare a vedere i primi frutti.
Ciò può creare dello sconforto, può far vacillare la motivazione e la spinta a migliorarsi, ma in linea di massima “non dovrebbe” intaccare la passione alla base di tutto questo percorso.
Se la difficoltà che uno studio più serio e approfondito comporta va ad incidere sulla passione e sull’amore che si nutre per la musica e per il proprio strumento, allora è il caso di valutare un approccio più semplice e basilare: sarà sicuramente più sereno e meno impegnativo ma, ci tengo a precisarlo, è assolutamente rispettabile ed onesto.
Ricorrendo ad un paragone calcistico, possiamo divertirci ad una partitella a calcetto tra amici, nel campetto vicino casa, ed essere felici e in pace con noi stessi; in alternativa, possiamo ambire a giocare, ad esempio, in terza categoria, visto che siamo dotati di alcune abilità e quindi possiamo competere ad un livello più alto.
MA se il nostro obiettivo è salire di livello e giocare in categorie più avanzate, come la Champions League, l’unica soluzione è lavorare sodo su se stessi, sulla propria preparazione e su quello che gli esterofili chiamano “Mindset”: come già accennato all’inizio di questo articolo, una mentalità che prevede di porsi degli obiettivi e di affrontare dei sacrifici per realizzarli.
Vi lascio con l’ultimo aspetto che ritengo fondamentale e che è legato ad una parola chiave: Curiosità.
Bisogna essere curiosi e affamati di informazioni. La curiosità ci porta a indagare più a fondo nella comprensione del suono specifico di uno strumento, del perché venga utilizzato così di frequente; oppure nell’impostare una diteggiatura volta ad ottenere un’equalizzazione specifica che parta dalle nostre mani, e non da un effetto a pedale. O ancora, ci incita ad analizzare lo stile di un musicista che ammiriamo e di conseguenza a personalizzarlo.
Per racchiudere in breve il mio metodo di studio, potrei dirvi che prevede di: definire un obiettivo preciso, essere predisposti ad un sacrificio costante e duraturo, evitare le distrazioni, organizzarsi in maniera funzionale, registrarsi, avere molta pazienza, soprattutto con se stessi, e restare, sempre e sopra ogni cosa, curiosi.
Non mi resta che augurarvi buono studio e, come dico sempre, BassYourLife!
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