a cura di Edoardo Morena | Tempo di lettura approssimativo: 5 minuti
La storia di Buchla

La storia di Buchla  ·  Fonte: Wikipedia / Buchla

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La storia di Buchla è la storia della sintesi della West Coast, dell’arte della controcultura e dell’alternativa di Don Buchla ai Moog della East Coast. Scoprite con noi la storia del produttore di sintetizzatori forse più all’avanguardia tra tutti i giganti americani. Pensavate di sapere tutto quello che c’era da sapere sui sintetizzatori americani? Allora continuate a leggere e lasciatevi sorprendere…

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La storia di Buchla

In una dimensione parallela, staremmo tutti suonando sintetizzatori Buchla-inspired. Tuttavia, non è così, e il motivo è che alla Buchla non piaceva nemmeno la parola sintetizzatore. Voleva che le sue macchine producessero suoni mai sentiti prima, non simulazioni di strumenti acustici come flauti e pianoforti. In questo universo non così lontano, oscillatori con forme d’onda complesse, gate passa basso e fonti di uncertainty costituirebbero la base dei nostri strumenti elettronici. Sostanzialmente, un universo in cui la controcultura è diventato lo status quo.

Don Buchla e i suoi moduli rappresentano un’alternativa alla cultura dominante dei sintetizzatori. Sviluppati contemporaneamente, ma indipendentemente rispetto a Bob Moog a metà degli anni Sessanta, gli strumenti di Don privilegiavano la sperimentazione e l’esplorazione rispetto alla riproduzione musicale tradizionale. Difatti, hanno un suono tutto loro e, con le loro interfacce non tradizionali, hanno attratto per mezzo secolo artisti che cercano di espandere la definizione di musica stessa.

Questo articolo fa parte di una serie sulle storie dei pionieri americani dei sintetizzatori e delle loro aziende. Abbiamo già parlato di Moog, ARP e Oberheim. Come per gli altri articoli, anche questo vuole essere una breve panoramica e non un’esplorazione esaustiva. Mi scuso in anticipo se non ho citato uno strumento che secondo voi avrei dovuto citare.

La storia di Buchla: il San Francisco Tape Music Center

Don Buchla, californiano, si laureò all’Università della California, a Berkeley, nel 1959 e rimase per il resto della sua vita nell’area della baia di San Francisco. Focolaio di attività controculturali, la Bay Area è il palcoscenico ideale per lo sviluppo di nuovi strumenti musicali rivoluzionari.

Model 100
Model 100 · Fonte: Wikipedia

Nel 1963, due membri del collettivo sperimentale San Francisco Tape Music Center, Ramon Sender e Morton Subotnick, si rivolgono a Don per progettare e costruire uno strumento controllato in tensione. Questo sarebbe diventato il Buchla 100 Series Modular Electronic Music System. Era nata la Buchla & Associates.

Mentre il sistema modulare di Moog era di tipo sottrattivo, ovvero si partiva da un oscillatore ricco di armoniche per poi rimuovere frequenze con filtri e envelope, i sistemi Buchla utilizzavano un approccio diverso. I Buchla partivano da semplici onde sinusoidali per poi renderle complesse con un processo chiamato waveshaping. Anche i sequencer hanno avuto un ruolo importante, e Don è stato accreditato come il primo a inventarne uno.

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La storia di Buchla: l’Acid Test

Mentre i musicisti più famosi acquistavano i modulari Moog per poi usarli nei loro studi, i Buchla si facevano strada in situazioni più esoteriche. “Mi sono divertito molto a quei tempi, e mi diverto ancora”, ha detto Don a Red Bull nel 2007. “Frequentavamo i Grateful Dead e Ken Kesey e… tutti i trip degli anni ’60”. Don allestiva la sua attrezzatura modulare alle feste dell’Acid Test di Ken Kesey. “Era raro vedermi dato che tendevo a nascondermi in un angolo, intento nel controllare un sacco di speaker e a far strillare urla e suoni folli e lunatici”.

Questa follia sonora è continuata anche on the road, con un Buchla Box installato in modo permanente sul bus Further di Ken Kesey. Nel 2019, un tecnico di synth ha addirittura accidentalmente assunto LSD proprio mentre riparava un vecchio Buchla Model 100. Pazzesco.

Il Buchla Box di Ken Kesey
Il Buchla Box di Ken Kesey · Fonte: MIDI Association

Per molti, la prima introduzione al suono folle e lunatico di un Buchla è stata attraverso Silver Apples of the Moon di Morton Subotnick. Considerato equivalente Buchla di Switched On Bach, l’impegnativo lavoro di Subotnick presentò l’ethos Buchla al mondo. Ancora oggi suona in modo incredibile.

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La storia di Buchla: prendere il volo

La successiva iterazione del modulare Buchla nacque nel 1970 con la Serie 200. Evoluzione dei concetti esplorati nella Serie 100, ma portati all’estremo della modulabilità, contribuì a solidificare le idee di Buchla sulla generazione del suono e di ciò che oggi consideriamo la sintesi West Coast: waveshaping complesso, gate passa-basso, envelope a due stage, oltre a un’abbondante randomness complessa. Alcuni di questi moduli della Serie 200 hanno visto una rinascita grazie alla Buchla U.S.A. negli ultimi anni.

Buchla 200
Buchla 200 · Fonte: Electric Music Box

Gli anni ’70 furono un periodo fertile per Don e il suo team. Oltre a continuare l’esplorazione della Serie 200, Don creò il Music Easel nel 1973. Era composto da due unità, il 218 Touch Keyboard Controller e il 208 Stored Program Sound Source. Permetteva ai musicisti più lungimiranti di esibirsi su un Buchla come avrebbero fatto su uno strumento tradizionale. Buchla ha ripubblicato l’Easel nel 2013 e sta preparando due nuove versioni. Attualmente la Buchla U.S.A. offre anche Easel Command, un’unità 208 indipendente. Arturia produce inoltre una versione software, il Buchla Easel V.

Music Easel
Music Easel · Fonte: PatchArena

Tra gli strumenti storici della Buchla figurano anche le Serie 300 e 500, che utilizzavano microcomputer insieme a circuiti analogici, e il sintetizzatore ibrido Touche con tastiera tradizionale. Negli anni ’80 Don si spinse oltre, esplorando il software e utilizzandolo nei suoi 400 e 700. Alla fine degli anni ’80 spostò la sua attenzione sui controller MIDI.

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Storia della Buchla: il ritorno alle radici

Nel 2004, Don tornò a costruire sistemi modulari Buchla. Il risultato fu il 200e, un sistema ibrido analogico/digitale che si affiancava ai moduli più vecchi delle Serie 100 e 200.

Serie 200e di Deadmau5
Serie 200e di Deadmau5 · Fonte: Wikipedia

Nel 2012, una holding australiana acquista la Buchla & Associates, rinominandola Buchla Electronic Musical Instruments. Nel 2015, Don portò l’azienda in tribunale, reclamando compensi di consulenza non pagati e una condotta in malafede.

Don, purtroppo, è deceduto per complicazioni legate al cancro nel 2016.

La storia della Buchla: Buchla U.S.A.

Nel 2018 è stata creata una nuova società per continuare l’eredità di Don. Chiamata Buchla U.S.A., offre un set modulare 200e con il nome di Skylab, riedizioni della serie 200 (progettate nientemeno che da Roman Filippov della Black Corporation) e i nuovi Music Easels. L’azienda ha inoltre unito le forze con la Tiptop Audio per ricreare i classici moduli della serie 200 in formato Eurorack e a prezzi consoni all’Eurorack stesso, rendendo l’incredibile lavoro controculturale di Don più accessibile che mai!

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