a cura di Edoardo Morena | 5,0 / 5,0 | Tempo di lettura approssimativo: 7 minuti
La storia di Oberheim

La storia di Oberheim  ·  Fonte: Oberheim / Wikipedia

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Tom Oberheim è passato dal progettare pedali per chitarra ad alcuni dei più famosi sintetizzatori mai realizzati. Ecco la sua storia e quella dell’azienda che porta il suo nome.

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La storia di Oberheim

L’America è stata la culla di alcune aziende di sintetizzatori davvero incredibili. Moog, ARP e Sequential, solo per citarne alcune. Tuttavia, nessuna incarna il suono americano più di Oberheim. I sintetizzatori Oberheim sono il massimo dell’americanità: selvaggi, robusti e più pesanti di un papà dopo la cena del Ringraziamento. Per molti, rappresentano il non plus ultra dei polifonici analogici.

La storia di Oberheim: “With a Little Help From My Friends”

I sintetizzatori sono spesso frutto di un lavoro di gruppo. Anche quando l’azienda porta il nome di una singola persona, come Moog, Buchla o ARP, ci vuole un intero team per realizzare un sintetizzatore. Questo è particolarmente vero quando nel caso di Tom Oberheim. Nel corso della sua lunga storia di progettazione di strumenti musicali ed effetti, ha avuto al suo fianco persone straordinarie. Un po’ come dice quella famosa canzone in “Sgt. Pepper” dei Beatles, lato uno, traccia due.

Tom ha iniziato la sua carriera professionale a Los Angeles, dove si è trasferito dal Kansas per la sua passione per la musica. Di giorno lavorava in aziende di computer, di notte progettava unità di modulazione ad anello.

Li realizzò per amici come il trombettista jazz Don Ellis, il gruppo pop psichedelico The United States of America e il compositore Leonard Rosenman, che ne commissionò uno per la colonna sonora de “Il Pianeta delle Scimmie”. Questo lo portò direttamente a collaborare con Maestro, con la sua unità di modulazione ad anello che divenne il RM-1A. Nasceva così la Oberheim Electronics.

Maestro RM-1A

Maestro RM-1A

Un crescente interesse per i sintetizzatori lo portò a diventare il rivenditore della West Coast per ARP. Avendo accesso agli schemi del modello 2600, creò una modifica che consentiva agli utenti di suonarlo duofonicamente.

La storia di Oberheim: SEMthing in the Way You Move

Il primo prodotto rilasciato sotto il nome Oberheim fu il DS-2. Si trattava di un sequencer digitale che permetteva di controllare a distanza un sintetizzatore Moog o ARP. Avere un sequencer a disposizione ispirò Tom a creare un sintetizzatore senza tastiera, che ampliasse la potenza di un Minimoog o di un ARP Odyssey. Il risultato fu il SEM, o Synthesizer Expander Module, del 1974, che avrebbe cambiato la vita di Tom.

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Oberheim SEM

Oberheim SEM

Il SEM aveva un layout relativamente semplice, con due oscillatori – ciascuno con dente di sega e pulse variabile – due envelope ADS e un singolo LFO a onda triangolare. Suonava in modo incredibile. Vantava anche un filtro molto particolare, che da allora è diventato famoso e parte integrante del suono Oberheim. Ora noto come filtro SEM, era a due poli, in contrasto con il filtro Moog Ladder a 4 poli, lo standard dell’epoca. Inoltre, era multimodale, con un knob per passare dalla modalità passa-banda a quella passa-basso, per poi passare in modo continuo alle modalità notch e passa-alto. Morbido e arioso, continua a essere un’ispirazione ancora oggi.

Tom ha progettato il SEM con l’aiuto di Dave Rossum di E-mu Systems. Tornò, questa volta con Scott Wedge, partner di E-mu, per le versioni con tastiera a 2 voci, 4 voci e 8 voci, in particolare per la tastiera polifonica a scansione digitale. I primi sintetizzatori musicali polifonici disponibili in commercio, combinavano in strumenti molto potenti più unità SEM con un programmatore e una tastiera.

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La storia di Oberheim: Have You Seen Polyphonic Pam?

Per quanto iconiche fossero le serie SEM e Voice, è stato il triumvirato dei grandi polifonici Obie, iniziato con l’OB-X e proseguito con l’OB-Xa e l’OB-8, a definire il gigantesco suono dei synth anni Ottanta.

Rush. Prince. Queen. Cosa avevano in comune? Erano tutti appassionati utilizzatori dell’OB-X. Uscito nel 1979, l’OB-X inaugurò una nuova fase della carriera di Oberheim. Semplice nella sintesi ma immenso nel suono, ospitava due VCO estremamente loud, un filtro passa-basso da 12 dB/ottava basato sulla tecnologia SEM, due ADSR e una bank di preset memorizzati grazie al chip Z80 integrato. Era disponibile in tre configurazioni: a quattro, a sei o a otto voci.

Oberheim OB-X

Oberheim OB-X

Oberheim seguì rapidamente questo successo con l’OB-Xa l’anno successivo. Disponibile nelle stesse configurazioni di voci, l’OB-Xa aveva un’architettura di sintesi simile, ma rendeva il filtro a 2 poli/4 poli commutabile. Era anche bi-timbrico, con la possibilità di splittare e layerare la tastiera.

A differenza dell’OB-X, che utilizzava circuiti discreti, questa volta Oberheim optò per i chip Curtis CEM, circuiti integrati realizzati appositamente per i sintetizzatori da Doug Curtis. Sebbene il suono fosse leggermente diverso da quello dell’OB-X, non fu meno popolare ed è probabilmente meglio conosciuto come il sintetizzatore suonato da Eddie Van Halen in “Jump”. Oberheim completò la trilogia OB nel 1983 con l’OB-8.

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La storia di Oberheim: Magical Matrix Tour

I musicisti conoscono i sintetizzatori Oberheim per il loro suono eccellente e l’architettura relativamente semplice. Tutto questo è cambiato radicalmente con la linea di sintetizzatori Matrix. Debuttata con l’Xpander nel 1984, era un sintetizzatore analogico a sei voci.

Presentava due VCO basati sul circuito CEM3374 per voce, 15 variazioni di un filtro CEM 3372, cinque LFO e un’innovativa mod matrix per collegare il tutto. L’anno successivo, Oberheim rilasciò il Matrix-12, che era essenzialmente due Xpander con una tastiera – e per molti, la massima espressione della sintesi analogica degli anni Ottanta.

Oberheim Matrix-12

Oberheim Matrix-12

Pur essendo potenti, l’Xpander e il Matrix-12 erano anche estremamente costosi. Puntando all’utente musicista comune, Oberheim lanciò sul mercato nel 1985 il Matrix-6, uno strumento a sei voci basato sul Curtis CEM3396. Tra le altre uscite della serie, il Matrix-6R (1986) e il Matrix-1000 (1988), quest’ultimo dedicato solamente ai preset.

La storia di Oberheim: He’s Leaving Home

Sebbene ben accolti, gli strumenti Matrix non erano abbastanza popolari da tenere a galla la Oberheim  Electronics e l’azienda subì lo stesso destino di molte altre aziende dell’epoca. Nel 1985, Oberheim dichiarò bancarotta e fu venduta. Tom rimase per qualche anno, ma alla fine lasciò l’azienda per fondare una nuova società, Marion Systems, e successivamente SeaSound, un’azienda di interfacce audio.

Oberheim OB-Mx

Oberheim OB-Mx

Nel 1988 Gibson acquistò la Oberheim, ormai senza più Tom, e nel 1994 pubblicò l’OB-Mx, un sintetizzatore analogico formato rack a due voci espandibile fino a 12 voci. È interessante notare che aveva due filtri, un SEM a 2 poli e un filtro Ladder a 4 poli in stile Moog. Ancor più interessante è il fatto che vi contribuirono Don Buchla e l’ingegnere D.N. “Lynx” Crowe, socio di Buchla.

La storia di Oberheim: With A Little More Help From My Friends

Nel 2009, Tom Oberheim è tornato nel mondo dei sintetizzatori con una versione aggiornata del SEM sotto il suo brand: Tom Oberheim. A questo ha fatto seguire il Son Of Four Voice nel 2010 e il Two-Voice Pro nel 2015.

Nel 2016, Dave Smith si è unito a Dave Rossum, Alan R Pearlman e Don Ellis per dare una mano a Tom e pubblicando così l’OB-6, uno strumento ibrido Oberheim/Smith, con il marchio Sequential.

Oberheim OB-X8

Oberheim OB-X8

I due titani hanno collaborato ancora una volta per l’OB-X8 del 2022, un monster poly che riunisce il meglio della serie OB in un pacchetto moderno. Poiché Gibson ha restituito il nome Oberheim a Tom come gesto di buona volontà nel 2019, potrebbe essere pubblicato come sintetizzatore Oberheim.

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Una leggenda americana

C’è altro tanto altro di cui parlare riguardo questa storia, naturalmente. Le drum machine Oberheim, per esempio. Il lavoro di Tom sotto il nome Marion Systems. Il suo coinvolgimento nella creazione del MIDI. Come sempre accade in questi casi, però, siamo limitati dallo spazio che abbiamo a disposizione per scrivere.

Quello che posso dire, però, è che Tom è un vero pioniere del sintetizzatore che merita di essere citato con gli stessi toni riverenti di Bob Moog, Dave Smith, Alan R. Pearlman e Don Buchla.

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