Impariamo le basi: come usare uno step sequencer
Esaminiamo diversi formati, design e modalità per scoprire come usare uno step sequencer nel vostro setup di produzione musicale.
Quando iniziate a produrre musica, prima o poi vi troverete di fronte ai tasti di un sequencer. In questo articolo, vi illustreremo le varie funzioni dei sequencer e scopriremo come utilizzarli nel vostro personale processo creativo.
Indice
- Come usare uno step sequencer
- Step Sequencer software
- Step Sequencer hardware
- Performance Sequencer Workstation
- Sequencer modulari
- Sequencing poliritmico
Come usare uno step sequencer
Gli step sequencer sono nati con l’avvento dei sintetizzatori analogici negli anni ’60 – quelli grandi e modulari, per intenderci. Qui, geni come Bob Moog e Don Buchla furono pionieri di diverse tecniche di sintesi.
Anche se oggi la tastiera è quasi del tutto sinonimo di synth, molti dei primi appassionati di musica elettronica erano in realtà contrari all’uso delle tastiere nei progetti di sintetizzatori. La loro tesi era che le tastiere condizionavano gli utenti su come i sintetizzatori dovessero essere usati, limitandoli così dal punto di vista creativo.
Ebbene, questo non era certo il caso degli step sequencer voltage-controlled dei primi progetti Moog e Buchla. Al contrario, questi hanno fornito le basi che hanno ispirato molti dei progetti di sequencer hardware e software che utilizziamo oggi.
Step Sequencer software
Nell’attuale panorama della produzione musicale, il luogo in cui è più probabile imbattersi nei sequencer è la DAW. Interfacce come l’Ultrabeat di Logic e la Channel Rack di FL Studio offrono un’alternativa intuitiva al sequencer MIDI con piano roll.
L’immediatezza della scrittura di pattern tramite loop consente di creare le fondamenta dei beat in pochi secondi. Invece di essere costretti a sequenziare uno strumento alla volta, è possibile attivare rapidamente gli step su più canali contemporaneamente man mano che le idee vengono in mente.
Se utilizzate una DAW che non dispone di uno step sequencer decente, Native Instruments Maschine è un ottimo sistema con un controllo in stile MPC. Inoltre, il plugin Sugar Bytes Thesys offre una piattaforma completa per chi vuole spingersi ad un livello un po’ più avanzato.
Step Sequencer hardware
Chiunque ne abbia usato uno vi dirà che non c’è niente di più soddisfacente di programmare loop di batteria su una delle drum machine della serie TR di Roland (606, 808, 909). I sequencer hardware sono di diverse forme e dimensioni e alcuni offrono anche altre feature, come i famosi campionatori SP1200 e MPC.
Il motivo principale per cui si utilizza uno step sequencer MIDI piuttosto che la DAW è quello di dare alla vostra musica un feel diverso. Inoltre, la fluidità del workflow di produzione lo rende preferibile quando si usano più unità hardware.
Per ottenere questo risultato, anche il KORG SQ-1 potrebbe aiutarvi a andare verso la giusta direzione. Il BeatStep Pro di Arturia è un’altra ottima per alimentare la vostra creatività in un workflow di produzione musicale senza DAW.
Performance Sequencer Workstation
Sia per i sistemi Eurorack o per gli eserciti di sintetizzatori, campionatori e drum machine, i sequencer si sono evoluti notevolmente nel corso degli anni.
Con funzioni come la probabilità, la polifonia, il controllo CV, la compatibilità con l’MPE e la capacità di sequenziare molti strumenti diversi, gli step sequencer hanno consolidato la loro posizione come elementi fondamentali nella produzione hardware e nei rig per le performance live.
Con le loro funzioni, spesso anche di livello avanzato, sequencer come questi passano dall’essere semplici periferiche a essere strumenti essenziali del vostro setup musicale. Oltre a sequenziare le note, è possibile controllare con un approccio groove-based diversi parametri di sintetizzatori o effetti.
Sequencer modulari
Se cercate un’opzione il più possibile lontana da un sequencer DAW, i sequencer modulari offrono sistemi unici per la scrittura dei pattern, in grado di andare ben oltre i confini del semplice sequenziamento in stile TR.
Invece di limitarsi a semplici sequenze di 16 o 32 step, alcuni moduli abbracciano una filosofia completamente diversa. Non è un concetto banale da spiegare, ma diciamo che i principi a cui si attengono molti progettisti di moduli non sono esclusivamente gli stessi alla base del sintetizzatore o della drum machine standard.
Ciò significa che si possono trovare moduli sequencer che utilizzano algoritmi euclidei o addirittura frattali per determinare le variazioni all’interno dei pattern creati. Questo offre nuovi sbocchi creativi e gli “errori utili” sono sempre dietro l’angolo.
Forse vi state chiedendo come si possano inserire in un contesto musicale. Tuttavia, ricordate che sono stati i primi sequencer a fornire a musicisti come David Gilmour e Roger Waters la piattaforma adatta per creare On The Run dei Pink Floyd.
Sequencing poliritmico
Una volta acquisita la padronanza delle basi dello step sequencing, è possibile avventurarsi anche oltre. Variando la lunghezza dei pattern creati, si introduce un livello imprevedibile di dissonanza metrica.
Gli appassionati di jazz e progressive rock si troveranno a loro agio con l’idea di introdurre poliritmi nella loro musica. La musica elettronica offre una modalità di espressione in cui le regole del metro musicale possono essere facilmente piegate o infrante.
Si può iniziare scrivendo un pattern di hi-hat a 15 step su un pattern di kick a 16 step e complicare lentamente la faccenda. Una volta finito con la batteria, scrivete un ostinato melodico ascendente o discendente a 3 step con una lead o un basso.
La ripetizione dei cicli a intervalli diversi crea un effetto che può diventare veramente ipnotico. Se avete bisogno di un esempio famoso di utilizzo della poliritmia, è facile osservarlo in March Of The Pigs dei Nine Inch Nails, dove loop in 7/8 sono combinati con altri ritmi nelle strofe.
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