Cherry Audio Mercury 6. Finalmente ci siamo! Recensione
Di tutti i classici synth Roland che sono stati emulati, di uno si è avvertita particolarmente l’assenza fino ad ora. Il Mercury 6 di Cherry Audio ci offre l’emulazione dello Jupiter 6 che stavamo aspettando, e molto di più.
Un po’ di contesto
I plug-in synth hanno sempre avuto la tendenza a dividersi in due campi: o sintetizzatori nuovi e all’avanguardia, oppure emulazioni di classici ormai scomparsi o estremamente rari e costosi. Visto che Roland è stata responsabile di alcuni dei più grandi sintetizzatori mai realizzati, la sua eredità è stata spesso saccheggiata. Negli ultimi anni, lo stesso servizio Cloud di Roland è venuto in soccorso di molti affezionati, saziandone almeno in parte gli appetiti. In molti altri hanno provato ad accodarsi. Ma la ciliegina sulla torta (scusate il gioco di parole) in termini di qualità è stata messa da Cherry Audio. Questa ha infatti battuto Roland sul tempo e ci ha regalato Mercury 6, la sua interpretazione del Jupiter 6.
La gamma di tastiere Jupiter di Roland è iniziata con il Jupiter 4, seguita dal Jupiter 8, padre spirituale di tante altre tastiere. Il Jupiter 6 è stato spesso considerato una versione economica di quel classico. Uscito un paio di anni dopo il JP8, il JP6 ebbe la sfortuna di debuttare lo stesso anno del Yamaha DX7. Si potrebbe dire che all’epoca la grande tastiera digitale marrone fece girare la testa a tutti. Il Jupiter 6, insomma, non raggiunse mai la fama e la notorietà dei suoi predecessori.
Nel corso degli anni, il Jupiter 6 si è guadagnato un seguito di culto, ma non l’amore degli sviluppatori di software. Le cose cambiano oggi con il lancio del Mercury 6 di Cherry Audio. Quest’ultimo segue le orme del Mercury 4, rivisitazione del Jupiter originale. Coerentemente col suo stile, Cherry Audio non solo ha cercato di emulare accuratamente il Jupiter 6 originale, ma si è spinta oltre e ci ha dato molto di più con cui suonare.
Mercury 6 – Un po’ di dati
Come tutti i sintetizzatori Cherry Audio, il Mercury 6 offre caratteristiche del XXI secolo che lo portano oltre il design dell’originale. Tuttavia, se lo si desidera, è possibile ridurre alcune di queste caratteristiche per ottenere un’esperienza più autentica. La polifonia è ora di 16 voci, rispetto alle 6 dell’originale, ma può essere regolata in base alle esigenze.
Il classico filtro multimodale JP6 viene replicato con una modalità passa-basso e passa-alto da 24db per ottava e una modalità passa-banda da 12db per ottava. Inoltre, è stata riproposta la caratteristica modulazione incrociata FM da VCO 2 a VCO 1, che permetteva di ottenere lead e bassi brillanti. Il Jupiter 6 disponeva di un’ottima modalità split. Questa viene replicata nel Mercury 6 insieme a una nuova funzione di layering già presente nei precedenti sintetizzatori Cherry Audio.
Gli arpeggiatori del Jupiter 6 erano molto apprezzati e ricercati. Non sarà quindi una sorpresa vederli replicati qui. Ma non è tutto. Va da sé che i 2 VCO per voce sono tutti presenti e corretti. È inoltre presente il drift control per ogni layer, sia per gli oscillatori che per i filtri. Questo conferisce quel carattere analogico autentico che spesso manca in alcuni synth digitali.
A questo si aggiungono poi tutte le caratteristiche peculiari di Cherry Audio. Effetti eccellenti, controllo MIDI completo e supporto per l’automazione DAW, interfaccia utente ridimensionabile, basso carico della CPU e un’infinità di preset!
Come suona?
Mi piacerebbe molto poter fare un paragone ragionato ed istruttivo tra il Mercury 6 e lo strumento hardware che aspira a emulare. Purtroppo, non ho mai avuto il piacere di mettere le mani sul secondo in questione. Detto questo, però, il Mercury 6 offre un suono e uno stile che certamente confermano i paragoni che ho sentito fare con i suoi predecessori. Qualcuno potrebbe dire che siamo tutti un po’ stanchi o perfino annoiati del suono del JP8. Produttori del calibro di Roland, Arturia, TAL e altri lo hanno già utilizzato. L’esperienza del Mercury 6 è invece una boccata d’aria fresca.
Ha sicuramente il carattere dell’originale e del “suono” Roland dell’epoca. Ha un’ottima potenza nei bassi e anche un gran mordente. I pad sono ricchi ed espressivi, ma offrono qualcosa in più rispetto a un JP8. Gli effetti fanno naturalmente la loro parte, così come il layering, per cui il Mercury 6 va davvero oltre la sua ispirazione e le sue relazioni.
La Congiunzione Mercurio-Giove
Scusate, l’occasione era troppo ghiotta per farci mancare qualche riferimento astronomico. Quello che vorrei mettere in risalto è l’estetica di Mercury 6. A parte alcune ovvie modifiche e aggiustamenti per adattarsi alle nuove caratteristiche, Mercury 6 emana un’atmosfera che ci riporta immediatamente a Jupiter 6. Mitchell Sigman ha sempre fatto un ottimo lavoro con il design di Cherry Audio. Il Mercury 6 rappresenta un leggero cambiamento di direzione per quanto riguarda la grafica.
Questo è il primo nuovo sintetizzatore Cherry Audio ad avvalersi delle capacità grafiche di Mal Meehan. Alcuni di voi collegheranno questo nome a passate collaborazioni con nomi del calibro di Bob Moog Foundation, Abbey Road Studios e Acoustica, solo per citarne alcuni. Mal porta la sua esperienza decennale nel design, lavorando al fianco di Mitchell per Mercury 6. Se il buongiorno si vede dal mattino, questa collaborazione non può che promettere benissimo!
Mercurio che sorge?
Ok, con i riferimenti astronomici la finisco qui.
Vi starete chiedendo, dopo tutto questo, cosa ne penso del Mercury 6? Come ho detto, non posso fare un confronto diretto con l’originale analogico. Tuttavia, il Mercury 6 suona in modo molto simile a come un esperto mi descriverebbe uno Jupiter 6. Ha tutte le caratteristiche per differenziarsi chiaramente dalle emulazioni dell’onnipresente Jupiter 8 in circolazione. In effetti, devo dire che nel tempo in cui l’ho avuto tra le mani è diventato rapidamente uno dei miei preferiti. Riprende il suono Roland dei primi anni ’80 e lo ripropone in maniera brillante. La stratificazione e gli effetti poi lo fanno davvero risaltare. È insomma un sintetizzatore che ti prega di essere suonato.
Inoltre, e mi rendo conto di quanto possa sembrare banale, trasuda musicalità. Ogni patch che si attraversa evoca una progressione di accordi o un riff. Il Mercury 6 ha un suono che incapsula un’epoca in cui i polysynths analogici erano ancora al di sopra di tutto, ed erano spinti a dare sempre più il loro meglio per tenere il passo dei nuovi arrivati digitali. Per le mie orecchie, questa è una buona cosa.
Sono anni che la comunità dei synth chiede a gran voce un Jupiter 6 in versione software. Ed ecco che Cherry Audio, fornitore di strumenti software di grande valore e qualità, offre ciò che Roland non ha ancora fatto. Penso che ora possiamo tranquillamente spuntare questa casella e fare i complimenti a Dan, Mitchell, Mal e al resto del team Cherry Audio. Aspettiamo di vedere come Roland Cloud risponderà a questo affronto.
Per saperne di più:Cherry Audio Mercury 6 è disponibile nei formati AU, VST, VST3, AAX e standalone. Il prezzo è scontato a 49 euro al lancio.
- Sito web di Cherry Audio
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