a cura di Gianluca Mannini | Tempo di lettura approssimativo: 5 minuti
La storia dell'ADAT

La storia dell'ADAT  ·  Fonte: Cottonbro Studio / Canva / Alesis

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L’avvento dell’ADAT ha segnato una pietra miliare nella registrazione digitale. Esaminiamo la storia dell’ADAT per comprendere il suo impatto e come ha gettato le basi per le future tecnologie.

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Anche se non è più comunemente utilizzato come supporto di registrazione, il formato ottico Lightpipe è ancora impiegato per collegare dispositivi digitali attraverso cavo Toslink. Per questa ragione, il termine ADAT è ancora utilizzato in senso generale quando ci riferiamo, ad esempio, a dispositivi che possono espandere i segnali in ingresso tramite porta ADAT.

La storia dell’ADAT: Le origini

ADAT è l’acronimo di Alesis Digital Audio Tape, ovvero la tecnologia sviluppata da Keith Barr di Alesis e lanciata il 18 gennaio 1991 al NAMM. All’epoca, Alesis era un’azienda relativamente piccola, riconosciuta per le sue unità di riverbero digitale di alta qualità.

In effetti, lo sviluppo di ADAT fu finanziato grazie al successo della drum machine Alesis HR-16, che rappresentava un’alternativa molto più economica rispetto ai progetti di Roger Linn e di molti altri.

Barr aveva sempre sognato di creare un formato di registrazione multitraccia ampiamente accessibile e l’idea gli venne in mente alla fine degli anni ’70, mentre smontava un registratore digitale SONY U-matic.

SONY

Nel 1977 SONY introdusse il convertitore AD/DA PCM-1 che, abbinato a un videoregistratore SONY Betamax (introdotto per la prima volta nel 1975), consentiva la registrazione e la riproduzione di audio digitale a 2 canali.

L’U-matic sostituì il Betamax nel 1978, all’incirca nel periodo in cui fu lanciato il PCM-1600 per uso professionale. È stata infatti la larghezza di banda disponibile sul nastro U-matic a determinare la frequenza di campionamento a 16 bit e 44,1 kHz, poi utilizzata come standard audio per il CD.

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I registratori U-matic utilizzavano cassette video analogiche da 0,75 pollici che consentivano di scrivere l’audio digitale PCM. La genialità dei registratori ADAT, tuttavia, sta nel fatto che utilizzavano nastri S-VHS, un supporto ampiamente diffuso tra i consumatori.

La registrazione audio in quell’epoca

Negli anni ’80 abbiamo assistito all’apice della registrazione analogica su nastro, con macchine di fascia alta come lo Studer A820. Queste macchine a 24 tracce utilizzavano nastri da 2” e potevano essere collegate per formare un sistema di registrazione a 48 tracce. Tuttavia, costavano oltre 150.000 dollari ciascuna, a seconda della configurazione scelta.

Allo stesso tempo, i principali studi di registrazione si stavano gradualmente spostando verso sistemi professionali di registrazione digitale sotto forma di DASH e ProDigi. SONY divenne il leader del mercato con macchine che offrivano registrazioni a 48 tracce e flussi di lavoro molto simili a quelli delle macchine analogiche a nastro, ai quali gli ingegneri erano ormai abituati.

Registratore multitraccia digitale a 48 tracce SONY PCM-3348 e controller RM-3348 (1989)

Registratore multitraccia digitale a 48 tracce SONY PCM-3348 e controller RM-3348 (1989)

Sviluppo del registratore ADAT

Il VHS fu lanciato da JVC nel 1976 e ebbe successo perché era un formato aperto che consentiva ad altri produttori di produrre i propri videoregistratori. Questo si è rivelato vantaggioso per aziende come Alesis, perché il costo dei macchinari era inferiore e questo significava che i registratori ADAT sarebbero entrati sul mercato a un prezzo accessibile.

Tuttavia, le parti più importanti del registratore ADAT erano l’elettronica e gli aspetti audio, che richiedevano un’intensa attività di ricerca e sviluppo per poter competere sul mercato. Nel 1997, la codifica dei chip per ASIC e VSLI richiedeva l’acquisto di una workstation da 500.000 dollari, una spesa considerevole per l’epoca.

I registratori Alesis ADAT

A partire dal 1992, i registratori ADAT a 8 tracce di Alesis vennero venduti al prezzo di 3995 dollari, consentendo agli utenti di collegare facilmente 3 unità per ottenere un project studio a 24 tracce. Alesis sviluppò presto versioni sempre più accurate con una migliore qualità di conversione AD/DA.

  • ADAT Type I: registrazione a 16-bit (original ADAT, “blackface”, and ADAT XT)
  • ADAT Type II: registrazione a 20-bit (XT-20, LX-20, and M-20)

Nel 1995 venne lanciato l’ADAT XT, che introduceva una serie di nuove funzionalità, come la scelta tra frequenze di campionamento di 44,1 o 48 kHz, e aveva un prezzo inferiore di 500 dollari rispetto al modello originale.

Nel 1998, l’XT20 (2599 dollari) e il prodotto flagship M20 (6999 dollari) hanno finalmente portato l’ADAT a uno standard professionale con controlli di conversione e trasporto di alto livello.

La fine dell’ADAT

Con l’avvento dei sistemi di registrazione HD a basso costo, l’utilità e il fascino della registrazione su nastro ADAT sono diminuiti drasticamente dal 2000 in poi. Tuttavia, l’impronta dell’ADAT è ancora evidente nel formato digitale Lightpipe a 8 canali a fibra ottica, standard del settore, che troviamo ancora nei dispositivi digitali sia professionali che consumer.

Alesis è stata acquisita dal proprietario di Numark, Jack O’Donnell, nel 2001 e continua a offrire apparecchiature musicali a prezzi accessibili. Anche se attualmente esistono ancora registratori digitali multitraccia* sul mercato, questi sono spesso implementati come rig di backup per i sistemi Pro Tools e utilizzano formati digitali come MADI e Dante.

Alesis HD24XR

Alesis HD24XR

Nel complesso, l’avvento dell’ADAT negli anni ’90 ha aperto il mondo della registrazione professionale a un mercato sostanzialmente più ampio. Gli artisti che in precedenza non potevano permettersi il tempo in studio hanno avuto l’opportunità di creare album professionali a un costo molto inferiore. Sebbene la sua vita come mezzo di registrazione sia stata relativamente breve, non possiamo sottovalutare l’impatto culturale che ha avuto.

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