Eko, un’Eccellenza Musicale nel Cuore dell’Italia
Scopri la straordinaria storia di Eko, un’iconica azienda produttrice di chitarre che ha sfidato giganti come Fender e Gibson. Oliviero Pigini, il suo fondatore, ha portato la creatività italiana nell’industria musicale globale durante il boom degli anni ’60.
In questo articolo ripercorriamo per decadi le innovazioni rivoluzionarie e l’impatto indelebile che questo marchio ha avuto sull’industria musicale italiana. Un’ispirazione per gli amanti della musica e per i più nostalgici del marchio.
Anni ’60: Oliviero Pigini, l’Icona dell’Industria Musicale Italiana
Oliviero Pigini, una figura visionaria e un pioniere nel settore degli strumenti musicali, è il fondatore della Eko, una delle aziende produttrici di chitarre più celebri e innovative al mondo. Grazie alla sua determinazione, Pigini è riuscito a portare l’ingegnosità e la creatività italiane su scala globale, sfidando la concorrenza di marchi storici come Fender e Gibson.
La sua storia è quella di un imprenditore coraggioso e appassionato, che ha saputo cogliere le opportunità offerte dal boom economico degli anni ’60 e dal fervore musicale dell’epoca. Purtroppo, la sua vita è stata prematuramente interrotta da un infarto, lasciando il suo sogno incompiuto.
La Eko di Castelfidardo
Nel 1959, a Castelfidardo, nelle Marche, Oliviero Pigini fondò la Eko. Questa zona era nota per la produzione di fisarmoniche, ma Pigini decise di diversificare il suo business concentrandosi sulle chitarre. Questa scelta si rivelò vincente, poiché le chitarre stavano diventando sempre più popolari grazie al rock’n’roll e al beat degli anni ’60. Collaborando con CRB Elettronica per i pick-up, Pigini iniziò a produrre chitarre con design unici e soluzioni tecniche innovative. Tra i modelli più celebri vi sono quelli con nomi di animali come Cobra, Barracuda, Dragon, Condor e Cygnus, oltre a chitarre signature dedicate a famosi gruppi musicali italiani come i Rokes, i Kappa, gli Auriga e i Pace.
Le collaborazioni con i grandi marchi esteri
La Eko riscosse un grande successo in Italia e all’estero, grazie anche ai contatti di Pigini con distributori stranieri come i fratelli Lo Duca per gli Stati Uniti. Molte chitarre Eko furono vendute con marchi diversi come Eston, Shaftesbury, D’Agostino e Camac. Inoltre, alcune chitarre Vox, un famoso marchio inglese, erano in realtà prodotte da Eko. L’azienda ampliò la sua produzione includendo bassi, mandolini, banjo e altri strumenti a corda. Nel 1964, la sede della Eko fu trasferita a Recanati, dove Pigini e Augusto Pierdominici svilupparono nuovi modelli. Nel 1966, Pigini fondò la Comusik per la commercializzazione degli strumenti (Eko, Vox, Thomas) e la Genim per la gestione immobiliare. Uno dei suoi progetti prevedeva la costruzione di un albergo dedicato alla musica e agli artisti a Fano. Purtroppo, nello stesso anno, un incendio distrusse una parte dello stabilimento di Recanati, costringendo Pigini a ricostruirlo a Montecassiano. La sua vita si concluse prematuramente nel 1967 a causa di un infarto, quando aveva solo 44 anni.
Anni ’70: Eko si Espande nei Sintetizzatori e Strumenti Elettronici
Negli anni ’70, la Eko espande notevolmente la sua produzione, abbracciando strumenti elettronici come organi, pianoforti, sintetizzatori e batterie elettroniche. In questo periodo, furono creati prodotti rivoluzionari e innovativi che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica.
Nel 1968, la Eko collaborò con la Danieli Milano, la JMI e la Thomas, dando vita alla EME. Questa nuova società si occupò della produzione degli strumenti elettronici a nome Eko. I primi prodotti di punta della EME furono i modelli Auriga, una chitarra e un basso con un design futuristico. Nel 1972, la EME lanciò la ComputeRythm, la prima batteria elettronica completamente programmabile. Questo innovativo strumento trovò l’uso di musicisti famosi come Tangerine Dream, Manuel Gottsching e Jean-Michel Jarre. La ComputeRythm era caratterizzata dalla capacità di salvare preset su schede perforate ed aveva un design così unico da apparire in alcune produzioni cinematografiche di fantascienza dell’epoca.
Stai visualizzando un contenuto segnaposto da YouTube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.
La EME produsse anche una serie di organi in diverse fasce di prezzo, tra cui la rinomata serie degli organi Tiger, che vendette ben 55.000 esemplari in soli tre anni. Altri prodotti della EME includevano il piano elettrico Sensor, le pedaliere per bassi K1, K2 e K3, il synth monofonico Ekosynth, lo Stradivarius (un synth dedicato ai suoni del violino) e il P 15 (un monosynth analogico con controllo digitale dei preset). Nel 1975, la EME passò di proprietà alla Farfisa, chiudendo un capitolo della storia della Eko. Gli ultimi prodotti elettronici Eko furono gli Ekopiano all’inizio degli anni ’80.
Gli Anni ’80: Le Chitarre innovative della Eko
Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, la Eko lanciò sul mercato una serie di modelli di chitarre elettriche e acustiche che avrebbero lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica. La qualità dei materiali e il design originale di questi strumenti contribuirono alla reputazione di eccellenza della Eko. Nel reparto delle chitarre classiche, spiccarono le Alborada e le Giuliani, entrambe realizzate completamente in massello con tavole armoniche in abete della Val di Fiemme, un legno pregiato che conferiva alle chitarre un suono caldo e ricco di armonici. Le Conservatorio 51 e 53, anch’esse con tavole in abete della Val di Fiemme, erano ideate per i musicisti professionisti alla ricerca di uno strumento affidabile e performante. La Carulli, completamente in massello, si adattava sia all’uso in studio che al palco.
Per quanto riguarda le chitarre acustiche, la Eko propose modelli come la Korral Special e la Chetro, caratterizzati da corpi in massello e tavole in abete della Val di Fiemme. La Eldorado, originariamente introdotta nel 1965 come una delle prime dreadnought italiane, vide una migliorata qualità sonora nel 1983 grazie all’aggiunta di una tavola in Val di Fiemme. La D100FP era un altro modello con tavola in abete della Val di Fiemme, riconoscibile per la sua forma distintiva simile a una chitarra classica. La AW era una chitarra acustica amplificata disponibile in versioni a 6 o 12 corde, dotata di pickup elettromagnetico o piezoelettrico. Nel settore delle chitarre elettriche, la Eko presentò modelli innovativi come la M24, la M20, la CX7 e i bassi BX7 e MB21, tutti realizzati in monoblocco con hardware in ottone massiccio e opzione di pickup Eko o DiMarzio.
I design stravaganti
La M33 Short Gun, soprannominata “Fuciletto” per la sua forma insolita, era una chitarra con corpo in abete della Val di Fiemme che offriva un suono potente e aggressivo. La C33 e la C44 erano chitarre con corpi e manici in acero massiccio, caratterizzate da un elegante design e un suono brillante. La C11, ispirata alla SG di Gibson, presentava un corpo in mogano e un manico in acero. La C22 era una rara Les Paul costruita con un legno esotico chiamato Jelutong, leggera e altamente suonabile. La Eko collaborò con la Camac per il mercato tedesco, producendo modelli come la DM, una chitarra a doppio manico disponibile con 10, 16 o 18 corde. Per l’amplificazione delle chitarre, fu prodotto l’SC800, un amplificatore con cabinet in abete della Val di Fiemme che offriva un suono pulito e naturale.
L’apice della produzione delle chitarre classiche
Le chitarre classiche Eko raggiunsero l’apice della qualità con il modello TK Classic, con cassa bassa completamente in massello e sistema di preamplificazione. Questo strumento di alta gamma era destinato ai musicisti professionisti in cerca di uno strumento versatile e potente. Nel settore delle chitarre acustiche, i modelli Korral e Chetro rimasero popolari tra i grandi artisti italiani, tra cui Francesco Guccini, Franco Mussida, Ricchi e Poveri, Mauro Pagani, Claudio Baglioni, Ivan Graziani, Goran Kuzminac, Fausto Leali, Francis Kuipers e Edoardo Bennato. Queste chitarre erano caratterizzate da corpi in massello e tavole in abete della Val di Fiemme, garantendo un suono caldo e ricco.
Per le chitarre elettriche, la Eko lanciò anche la serie Master, che comprendeva i modelli M4, M4S Electroacoustic, M5, M7 e M7 Deluxe. La serie Performance, invece, era pensata per un pubblico giovane e orientato al rock, con modelli come P100, P100 DeLuxe, P200 e P200 DeLuxe. La serie Thunderbolt si caratterizzava per il suo design aggressivo e il suono potente.
La chiusura
Eko riuscì a combinare con successo l’artigianato italiano con l’innovazione tecnologica, creando una vasta gamma di strumenti musicali di alta qualità. La sua eredità nell’industria musicale continua ad ispirare musicisti e appassionati in tutto il mondo.
Nel 1984, l’azienda iniziò a fare i conti con problemi finanziari che alla fine portarono alla sua chiusura nel 1985. Il fallimento fu dichiarato il 21 maggio 1986, seguito da una vendita gestita dal curatore fallimentare.
La Rinascita della Eko
Dopo la sua chiusura nel 1985, la Eko strumenti musicali ha vissuto una straordinaria rinascita grazie all’acquisto del marchio, nel 1987, da parte di Lamberto Pigini, fratello del fondatore Oliviero, noto per le sue attività nell’editoria e nella stampa. Lamberto Pigini ha affidato la gestione della nuova Eko a un team di giovani e determinati professionisti: Stelvio Lorenzetti, Umberto Tonnarelli e Giuseppe Casali. Lorenzetti, nuovo Amministratore Delegato della Eko, ha contribuito a rafforzare la presenza commerciale dell’azienda e a spingerla verso il rilancio del marchio Eko, con un focus sulla produzione di chitarre. È stata introdotta una nuova linea di prodotti denominata “Eko’s Back“. Queste chitarre, fabbricate in Repubblica Ceca con tecniche di produzione contemporanee, sono fedeli riproduzioni dei celebri modelli vintage Eko. Per promuovere il rilancio dell’azienda, famosi chitarristi nazionali sono stati coinvolti come ambassador del marchio. Tra questi figurano nomi di rilievo come Massimo Varini, Alex Britti, Mario Schilirò, Federico Poggipollini, Andrea Braido e Max Gazzè.
Gli ultimi progetti
Dopo anni di ricerca, sviluppo e standardizzazione dei prodotti per ridurre i costi di produzione, e l’apertura di nuovi mercati internazionali, il team dirigenziale si è concentrato sulla creazione di una gamma originale di chitarre. Un rinomato musicista e didatta internazionale, Massimo Varini, è stato messo a capo del progetto e ha ideato una serie di chitarre acustiche ed elettriche che potessero soddisfare le esigenze dei musicisti. Il primo strumento prodotto in Italia è stato la “Chitarra Acustica INFINITO“, un omaggio al poeta Giacomo Leopardi in occasione del bicentenario della sua celebre opera “INFINITO”. Questa chitarra presenta un corpo in mogano massello e una tavola in abete Val di Fiemme massello, oltre a un sistema di preamplificazione con equalizzatore a 4 bande e un accordatore integrato.
Mantenendo viva la visione di Oliviero di rendere le chitarre accessibili a tutti, Eko Guitars ha creato la RANGER FUTURA, che segue la tradizione iniziata negli anni ’50 con il manico avvitato. Questa chitarra ha un corpo in mogano laminato e una tavola in abete laminato, oltre a un pickup piezoelettrico al ponte e un pickup magnetico al manico.
Attualmente l’azienda è concentrata nella produzione di chitarre acustiche ed elettriche che hanno l’obiettivo di offrire ai musicisti un’ottima qualità ed un’ottima versatilità a prezzi ragionevoli.
La Eko strumenti musicali è stata un esempio di resilienza e innovazione nell’industria italiana ed europea delle chitarre. I suoi modelli continuano ad essere apprezzati dai musicisti per il loro stile unico e la qualità sonora distintiva.
Ulteriori informazioni: