I migliori synth clones moderni- Synth classici a prezzi accessibili
Non puoi permetterti un sintetizzatore vintage o non vuoi preoccuparti di una manutenzione infinita? Questi cinque cloni di sintetizzatori si collocano al centro del diagramma di Venn tra autenticità, affidabilità e convenienza.
I migliori synth clones moderni
Tempo fa, per trovare un sintetizzatore “classico”, bisognava spulciare le ultime pagine delle riviste musicali, guardando gli annunci con la lente d’ingrandimento per trovare qualcosa di buono in vendita. Al giorno d’oggi, aziende intraprendenti stanno dando alla gente ciò che vuole, attraverso ogni sorta di riedizione, aggiornamento e upgrade, e veri e propri cloni ora a portata di clic sul pulsante “Compralo Subito”.
Attualmente l’unico problema è che con così tante riedizioni e remake disponibili, può essere difficile capire cosa acquistare. Per ovviare a questo problema ho messo insieme l’elenco dei cinque migliori cloni di sintetizzatori da me selezionati.
Behringer MonoPoly
I giorni in cui era possibile acquistare un Korg Mono/Poly originale del 1982 a un prezzo inferiore a quello di una bella serata fuori sono ormai lontani. Invece di rimproverarvi di aver rinunciato a quello visto al banco dei pegni nel 1995 (o di essere nati nel 1995 e non nel 1975), provate il clone del synth Behringer, il MonoPoly senza slash.
Come l’originale, dispone di quattro oscillatori, che possono essere suonati insieme o singolarmente. La particolarità del MonoPoly è che può essere sia monofonico che polifonico o parafonico, dato che tutti gli oscillatori condividono un unico filtro e una sezione d’inviluppo. Inoltre, è possibile sincronizzare gli oscillatori o effettuare una cross-modulation (modulazione incrociata), e persino ciclare attraverso ognuno di essi utilizzando l’arpeggiatore integrato.
Nessun remake moderno suonerà esattamente come un synth vintage. E nemmeno due originali suoneranno allo stesso modo a causa dell’invecchiamento dei componenti. Tuttavia, Behringer ha fatto un lavoro notevole per preservare l’aura dell’originale, aggiornandolo al tempo stesso con elementi come il MIDI e l’USB.
Korg ARP 2600 M
Esiste qualcosa di più bello di un ARP 2600 originale? La risposta è no. Al secondo posto, c’è l’ARP 2600 M, il remake ufficiale miniaturizzato. I cloni del 2600 non mancano, ma se avete intenzione di spendere per acquistarne uno, potreste scegliere quello di Korg. Dopotutto, è stato approvato dal co-fondatore della ARP e dalla superstar di Close Encounters David Friend.
Il 2600 è un monosynth bifonico a tre oscillatori e due voci inserito in un cabinet verticale. Essendo semi-modulare (in realtà è stato il primo synth semi-modulare in assoluto!), è possibile utilizzare il percorso del segnale normalizzato, ad esempio dall’oscillatore al filtro al VCA. Oppure, collegandolo come un centralino telefonico vecchio stile, si può portare il segnale in territori inesplorati.
Essendo moderno, ha alcuni extra che la versione degli anni ’70 non ha, come due dei modelli di filtro originali, l’ingresso MIDI, l’USB e la possibilità di collegare controller e sequencer MIDI USB Class Compliant (dispositivi che non richiedono
di installare software, ad esempio drivers) plug-and-play. Non abbiamo ancora menzionato il suono, che è potente e rotondo come l’originale, nonostante le dimensioni ridotte del 60%.
Cyclone Analogic TT-303 Bass Bot V2
Il fascino della acid si rifiuta di svanire. Un genere musicale iniziato da alcuni giovani produttori intraprendenti di Chicago a metà degli anni ’80 utilizzando apparecchiature dismesse è ora diventato un mostro, assieme a quelle apparecchiature – in particolare il Roland TB-303 – che passano regolarmente di mano in mano per cifre solitamente riservate a gioielli preziosi e cartoni di uova.
Se siete come me e avete stupidamente venduto il vostro per 100 dollari all’inizio degli anni ’90, la cosa migliore è un clone moderno del synth. La nostra scelta è il TT-303 Bass Bot V2 della Cyclone Analogic.
Può sembrare un barattolo di Altoids, ma diversamente, ha ciò che serve: i circuiti. Suona esattamente nel modo in cui vuoi, con un singolo oscillatore che vanta forme d’onda a dente di sega e onda quadra, un filtro e controlli d’inviluppo di base. Essendo moderno, ha una sezione sequencer ampliata, con swing, mute, un generatore di pattern e arpeggiatore intelligente, oltre ai caratteristici slides e accenti.
Vi piace gridare “acieeed“? No, neanche a me. Ma procuratevi comunque uno di questi.
Erica Synths SYNTRX II
Pochi sintetizzatori sono più iconici del VCS Synthi A. Realizzato nel 1971 come versione portatile dell’altrettanto classico VCS 3, è stato utilizzato da tutti, dai Pink Floyd a Jean Michel-Jarre, e rimane ancora oggi uno strumento vintage molto ricercato. Il problema è che sono piuttosto costosi e capricciosi.
Ecco SYNTRX di Erica Synths. Più un remake ispirato all’originale che un clone di un sintetizzatore, lo strumento – recentemente aggiornato alla versione II – funziona con il formato Synthi, aggiornandolo. Ha lo stesso percorso del segnale, con due oscillatori, filtri passa-alto e passa-basso collegati in serie con risonanza, inviluppi AD e ASR e altro ancora, oltre alla famosa mod matrix ora aggiornata passando dai pin ai LED a pulsante.
Essendo un synth del 2023, dispone anche di ingresso e uscita MIDI, oltre alla connettività CV/gate che ci si aspetta da un’azienda specializzata in synth modulari.
Non aspettatevi che il SYNTRX II sia una copia in tutto e per tutto del Synthi, ma acquistatelo per avere una versione stimolante e creativa del classico.
Moog Minimoog Model D (2022)
Proviamo a fare un esercizio. Chiudete gli occhi e pensate a un sintetizzatore. È probabile che stiate immaginando qualcosa con dei tasti lungo la parte anteriore e un pannello di controllo pieno di manopole sopra di esso. Scommetto che il percorso del segnale di quel sintetizzatore va da sinistra a destra, dall’oscillatore al filtro fino all’amplificatore. È un Minimoog. Uscito per la prima volta nel 1970, il Model D di Moog ha stabilito il prototipo di sintetizzatore che utilizziamo ancora oggi.
L’anno scorso, nel 2022, Moog ha prodotto una riedizione del Minimoog Model D per la seconda volta. La versione del 2022 è identica a quella del 2016: si tratta essenzialmente della macchina originale con componenti aggiornati. Ha gli stessi tre robusti oscillatori, lo stesso filtro Ladder e tutti i controlli (comprese le manopole!) che ci si aspetta dal classico sintetizzatore. Ha anche una serie di parametri aggiuntivi, come il MIDI, che spesso vengono aggiunti tramite delle modifiche sulle vecchie macchine.
La riedizione del Minimoog non è economica. I Moog sono sempre stati strumenti di qualità superiore e hanno un prezzo elevato. Tuttavia, il loro suono è davvero diverso, con una presenza importante che si ottiene solo con un Moog.
Per saperne di più sui cloni dei sintetizzatori:
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