Studio Standards: Gli equalizzatori che hanno fatto la storia
Quando qualcuno mi chiede di spiegare in termini profani cosa si fa esattamente durante il missaggio e il mastering, è sempre più facile iniziare parlando del ruolo dell’equalizzatore. L’equalizzatore è uno strumento fondamentale nell’arsenale di qualsiasi tecnico del suono per modificare il suono di una registrazione. In questo episodio della nostra serie Studio Standards, vi presenteremo alcuni degli equalizzatori più famosi e influenti della storia.
Anche per chi non sa nulla di tecniche di registrazione, è immediatamente evidente che un segnale può essere troppo scuro o troppo acido e che quindi a volte è necessario alzare gli alti o i bassi. Gli equalizzatori sono lo strumento principale a disposizione del tecnico del suono per modellare a suo piacimento come suona una registrazione.
Se si conoscono alcune nozioni sugli equalizzatori, è possibile utilizzarli non solo per compensare gli errori di acustica della stanza o di registrazione, ma anche per mettere in risalto determinati strumenti, modificarne le caratteristiche o addirittura creare suoni completamente nuovi.
A differenza della compressione, che all’inizio era un processo puramente tecnico in cui si sperava che il suono venisse compromesso il meno possibile, l’equalizzazione, che consiste nel modellare una risposta di frequenza che non ci soddisfa, è stata un gradito strumento creativo fin dai primi tempi dell’ingegneria audio. In seguito, quando gli ingegneri del suono iniziarono a sperimentare di più, l’equalizzazione pura iniziò a sembrare meno sexy rispetto alla distorsione, il phasing, il riverbero, l’Auto-tune e tutto il resto. Tuttavia, la storia dell’equalizzazione mostra molto bene come le differenti correnti artistiche abbiano sempre cambiato le esigenze dell’ingegneria del suono e prodotto, nel corso degli anni, alcuni classici che hanno plasmato le nostre abitudini di ascolto fino ad oggi.
Pulse Techniques (Pultec) EQP1-A
Nessun altro EQ è iconico come questo. A metà degli anni ’50, un’azienda di due persone chiamata Pulse Techniques rivoluzionò la tecnologia degli studi di registrazione sviluppando un nuovo tipo di equalizzatore passivo con un’unità di amplificazione integrata.
Questo dispositivo da solo è un’eccellente testimonianza della storia dei filtri audio in particolare e dell’ingegneria del suono in generale. Inizialmente, questi dispositivi hanno riscosso un grande successo perché offrivano possibilità impensabili in precedenza: si potevano correggere con una certa precisione i difetti di una registrazione a posteriori. Il suono non dipendeva più esclusivamente dalla microfonazione e dall’ambiente: un sogno che si era avverato.
Tuttavia, i risultati ottenuti dalla tecnologia valvolare e dalle peculiarità del circuito di equalizzazione (piuttosto semplice) erano tutt’altro che fedeli al suono originale; i primi EQ lasciavano un segno inconfondibile su tutto ciò che vi passava attraverso. Gli sviluppatori di tutto il mondo lavorarono instancabilmente per decenni per trovare il modo di eliminare gli spiacevoli effetti collaterali di questi primi apparecchi, il che portò il Pultec a essere quasi dimenticato negli anni Ottanta. La società fu sciolta e il brevetto fu venduto.
Il ritorno del Pultec
Solo quando la tecnologia digitale ha reso finalmente realizzabile il sogno di una regolazione delle frequenze completamente neutra, ci si è resi conto che mancava qualcosa. Da allora, i prezzi dei Pultec usati sono saliti alle stelle. Oggi sono amati non nonostante, bensì grazie al loro carattere e alle loro stranezze timbriche. I trasformatori giocano un ruolo fondamentale in questo senso e i prezzi sul mercato dell’usato suggeriscono che il trend generale è “più vecchio è, meglio è”.
Nel frattempo, il Pultec è diventato così diffuso sotto forma di plugin o come clone che le sue peculiarità (il “Pultec trick“!) fanno ormai parte delle nozioni base dell’audio engineering. Anche l’azienda Pulse Techniques è tornata e sta costruendo nuove apparecchiature. Un Pultec d’epoca, tuttavia, è tanto difficile da reperire quanto costoso e, purtroppo, resta ancora irraggiungibile.
Un EQP1 d’epoca offre ampiezza e profondità, un sottile scintillio negli alti e un basso vellutato, e non è un azzardo affermare che, rispetto a molti dei suoi cloni, sembra il piatto di uno chef famoso accanto a una cena da trattoria. Entrambi saziano.
Equalizzatori storici: il Neve 1073
Ecco un’altra testimonianza dei tempi che cambiano. Il Neve 1073 è noto soprattutto come preamplificatore integrato nelle prime leggendarie console, ma anche l’equalizzatore incluso ha lasciato il segno nella storia dell’ingegneria audio. Rupert Neve progettava console di missaggio con circuiti a transistor fin dai primi anni ’60. A quel tempo, la tecnologia a stato solido era ancora agli albori, ma prometteva già di porre fine agli effetti collaterali indesiderati della tecnologia valvolare. La storia dei suoi banchi di missaggio può essere vista come un’evoluzione graduale. Ogni generazione si avvicinava sempre di più all’obiettivo finale: la massima fedeltà. In questo senso, le console Focusrite della fine degli anni ’80 sono un esempio di perfezione e il Neve 1073 sembra un primo tentativo imperfetto.
Eppure è proprio questo suo carattere unico, il motivo della fama del 1073. Una volta acceso, l’equalizzatore Neve 1073 non lascia nulla al caso, per così dire. Anche in posizione neutra, nulla lascia il Neve così com’è entrato. Tutto riceve una dose extra abbondante di cremosità e la situazione “peggiora” ulteriormente quando si iniziano a modificare le bande. Anche piccoli aggiustamenti causano drastici cambiamenti nel carattere timbrico.
Il 1073 viene prodotto ancora oggi e, naturalmente, è stato imitato innumerevoli volte. Tuttavia, non conosco nessuno che possa affermare che un 1073 nuovo di zecca suoni esattamente come un la sua versione d’epoca. Come ci si può aspettare, questi apparecchi sono ormai molto rari ed estremamente costosi.
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George Massenburg Labs 8200: il maniaco del controllo
Per quanto ami i device che hanno il “loro suono”: il fascino non risiede completamente in questo. L’8200 è stato il primo equalizzatore completamente parametrico della storia. A prima vista, sembra essere stato sviluppato per i maniaci del controllo. Si potrebbe pensare che si debba essere davvero i meno divertenti alle feste per apprezzare un dispositivo che permette di aumentare i 164 Hz di 0,3 dB con un’impostazione Q del filtro di 0,8 e una colorazione minima. Tuttavia, quando si parla di gear, il George Massenburg Labs 8200 è la ricerca della perfezione pura.
Anche questo gioiello, però, non è immune dal corso della storia. Gli equalizzatori digitali possono fare tutto in modo ancora più pulito e, soprattutto, permettono di memorizzare le impostazioni e richiamarle. Tuttavia, sono digitali e suonano come tali (uno più, l’altro meno). Quindi oggi, quando si accende un GML, non si tratta solo di pura perfezione. Perché perfino il GML 8200 ha la sua volontà. Andrebbe trattato come il sofisticato gentleman degli equalizzatori. A volte il fascino è anche una questione di dosaggio, e più non è sempre sinonimo di meglio.
Equalizzatori storici: API 550A / 550B
Come Neve, anche Automated Processes Incorporated è stata tra i pionieri della tecnologia a transistor. Tuttavia, non si può certo dire che i primi prodotti API mancassero della fedeltà raggiunta in seguito. Piuttosto, si può affermare che gli sviluppi di API sono stati effettuati per perseguire un certo ideale sonoro che era già stato raggiunto nei primi tempi della storia dell’azienda e che non è stato modificato in modo sostanziale in seguito. Già le prime console di missaggio di questo brand utilizzavano il formato serie 500, ad esempio il 500 EQ, un predecessore dei leggendari moduli 550A e 550B. Questo ha un piacevole effetto collaterale: è ancora possibile ottenere i moderni equalizzatori API a un prezzo equo ed essi sono fondamentalmente uguali a quelli d’epoca che hanno contribuito a plasmare tante registrazioni iconiche.
Il carattere di un API 550A può essere descritto al meglio con le parole “chiaro” e “incisivo”. Sfortunatamente, entrambe queste parole sono piuttosto generiche e prive di significato. Quindi credo che dovrò cercare di essere un po’ più preciso. Un equalizzatore API dà il meglio di quando è necessario enfatizzare la potenza di un brano musicale. In altre parole, quando serve della grinta aggiuntiva, ma il segnale non deve essere compromesso.
L’interfaccia utente è veramente tradizionale. Sono disponibili solo alcune frequenze fisse con una larghezza di banda fissa e, inoltre, possono essere regolate solo con incrementi piuttosto approssimativi di 2 dB ciascuno. Ciò significa che non è possibile effettuare operazioni chirurgiche particolarmente complesse, ma non è per questo che sono stati realizzati. Non si tratta unicamente di correzione, ma principalmente di shaping sonoro.
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SSL Channel EQ
Se nominate una delle vostre canzoni preferite, quasi sicuramente è stata prodotta su una console SSL. Questo era ciò che si diceva negli anni Novanta, quando i successi erano ancora prodotti nei grandi studi. Anche se da allora le cose sono un po’ cambiate, è ancora quel suono a definire il pop per come lo conosciamo.
Il successo delle console da studio SSL ha molto a che fare con le loro rivoluzionarie capacità di routing. Non è quindi facile dire se sia solo una coincidenza che il loro suono abbia plasmato la nostra idea di pop, perché questi apparecchi si trovavano ovunque ci si dedicasse seriamente alla produzione musicale. La qualità tecnica, tuttavia, è ed è sempre stata al di sopra delle aspettative. Sebbene anche i preamplificatori giochino un certo ruolo e il compressore del bus abbia un suono davvero iconico, sono soprattutto gli equalizzatori ad aver dato forma al leggendario suono SSL e con esso un’intera epoca del pop. Se dovessimo descrivere il carattere di un equalizzatore di un canale SSL con due epiteti, sarebbero “eleganza britannica” e “professionalità assoluta”. Tutt’altro che grezzo, ma allo stesso tempo potente, è un po’ il James Bond degli equalizzatori.
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Equalizzatori storici: Manley Labs Massive Passive
In poche parole, il Manley Massive Passive è una sorta di evoluzione del design Pultec. In quanto tale, è un filtro passivo accompagnato da un amplificatore valvolare. Tuttavia, le somiglianze finiscono qui. Mentre il Pultec compie i suoi miracoli senza guardare in faccia a nessuno, il Massive Passive rimane sempre moderno e di classe. Le possibilità sono finemente bilanciate e così dettagliate che tutto è possibile, dal modellamento sonoro a precise procedure chirurgiche.
A differenza della maggior parte dei suoi simili derivati dai mixer, il Massive Passive è stato concepito fin dall’inizio come uno specialista dal suono particolare. Quindi il suo carattere non è un effetto collaterale indesiderato, ma è del tutto intenzionale. Ci sono molte controversie sul suono del Manley. Alcuni sostengono che abbia il tipico “buco nelle medie” ed è abbastanza ovvio da dove venga questa impressione, considerando il suo comportamento decisamente delicato in questa gamma. Tuttavia, è giusto puntualizzare che ciò non toglie affatto sostanza al segnale. Fa tutto parte della sua personalità timbrica, che descriverei come discreta, nobile e piacevole. Come sempre, però, si tratta di gusti.
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Il Waves Q10: una sicurezza
Il Waves Q10 è un plugin… Quindi cosa ci fa in questo elenco, potreste pensare. A differenza della maggior parte dei plug-in di equalizzazione, il Q10 non cerca di emulare un classico analogico. Al contrario, stabilisce i propri standard. Il fatto che suoni molto neutro rispetto alla maggior parte dei dispositivi presentati qui, non significa affatto che non abbia un suo “suono”. Lo si può sentire praticamente in ogni produzione degli ultimi tre decenni, che piaccia o meno.
Direi che il fascino principale del Q10 risiede nelle qualità che non ha. Non suona particolarmente potente, ma nemmeno particolarmente raffinato. I boost drastici a volte suonano un po’ sfocati e un po’ taglienti nelle alte. I tagli drastici (soprattutto con una larghezza di banda ridotta) danneggiano in modo piuttosto evidente il segnale. Nel mezzo, tutto suona un po’ morbido, ma abbastanza trasparente e relativamente discreto. Una sicurezza quando si parla di equalizzazione digitale.
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Equalizzatori storici: menzioni d’onore
Considerando la lunga lista di console da studio iconiche che non abbiamo elencato, è ovvio che molti equalizzatori che abbiamo sentito all’opera in alcune registrazioni leggendarie non siano presenti. Tuttavia, console come la Trident 80B, a cui si deve il suono dei primi album dei Queen, o la Harrison 32, che ha plasmato il suono di Thriller di Michael Jackson e di molti successi degli Abba, non sono così diffuse da poter parlare di veri e propri “standard”.Ho anche tralasciato alcune apparecchiature esterne.
Una menzione d’onore va sicuramente all’equalizzatore parametrico TC2240, un’unità di fascia media che è stata più o meno soppiantata da plugin dal suono analogo. Un altro è il Crane Song Ibis. Ha goduto di grande popolarità negli studi di fascia alta fino a pochi anni fa, ma ora è passato un po’ di moda. Oh, e c’era questo EQ grafico della Klark quando non si chiamava Behringer. Un’ottima unità che praticamente ogni studio teneva nel suo rack da qualche parte. La lista continuerebbe, ma, fortunatamente, ci fermiamo qui.
Vorremmo però lasciarvi questa selezione, non senza sottolineare ancora una volta: No, un buon equalizzatore non produce automaticamente un bel suono. Un brutto equalizzatore suona male, ma un buon equalizzatore suona bene solo se lo si sa usare.
Ulteriori informazioni:
- La storia dell’1176 limiting amplifier
- Le migliori riedizioni, cloni e alternative del compressore 1176
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